INTERVISTE

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I figli? più una gioia che un peso | Si può vincere anche senza arrivare primi | Dopo Rio sarà mamma Cagnotto | Poker e Tuffi | L'intervista a Giorgio, papà e allenatore | Rio 2016? Se sono in forma...| Tania ha deciso, ancora due anni di gare | A Londra mi è mancato il fattore C | Prima le Olimpiadi e poi una famiglia | L'impresa più grande? Essere straordinariamente normale | Tania e Francesca intervista allo specchio | Tuffarsi nei record | Vado a Londra e poi mi tuffo nella vita | Mentre volo mi libero | Un'amicizia che vale oro

I figli? Più una gioia che un peso

ROSSOPORPORA- 11 Aprile 2014 | di GIUSEPPE RUSCONI

Chi è Tania Cagnotto? Forse più di qualcuno tra chi ci legge non lo sa: è uno dei volti femminili più noti dell'Italia sportiva, eccellendo in una disciplina assai particolare come i tuffi dal trampolino. Nata a Bolzano il 15 maggio 1985, figlia d'arte essendo tuffatore il padre Giorgio (molti i successi negli Anni Settanta, con 4 medaglie olimpiche) e tuffatrice la madre Carmen Casteiner (la migliore a livello nazionale sempre negli Anni Settanta), Tania è de facto cresciuta in acqua, prima pur puro divertimento, poi con la consapevolezza di aver fatto una scelta di vita importante. Più volte medagliata ai mondiali e agli europei (qui ha nel suo palmarès non meno di 12 ori), molto sfortunata alle Olimpiadi di Londra del 2012 (dove il bronzo le è sfuggito due volte per pochi centesimi), punta ora agli europei di Berlino di quest'anno e verosimilmente a concludere una brillante carriera partecipando alle Olimpiadi di Rio del 2016, le quinte per lei.

L'abbiamo incontrata a Bolzano, nel quartiere di Gries sull'altra sponda dell'Adige, tanto indaffarata quanto sorridente nella sua nuova casa molto luminosa. A far da testimone non silenzioso un multicolore pappagallo caraibico…

Tania, incominciamo dalla tua giornata-tipo…

Di solito mi sveglio verso le 8. Verso le 9.00-9.30 vado in piscina per un'ora, un'ora e un quarto di ginnastica (pedana facilitante, trampolino a secco e altro). Alle undici meno un quarto si va in acqua e ci resto fino a dopo mezzogiorno. Ritorno in piscina verso le 3: prima ginnastica, poi in acqua. Due volte la settimana vado a Trento per la preparazione atletica a base di pesi. Alle sei e mezzo finisco l'allenamento…

Vent'anni di allenamenti…ma chi te lo fa fare, carica di allori come sei, a quasi 29 anni?

Devo dire che questa vita mi piace. Penso anche di essere stata e di essere molto fortunata. Cerco di curare molto i rapporti con le mie amiche d'infanzia, il che mi permette di tuffarmi con loro nella normalità della vita quotidiana. Certo ci sono dei periodi in cui sento che è dura. Dopo vent'anni che faccio questo sport a volte mi sento stanca di viaggiare, di salire e scendere da aerei…in quei momenti mi viene la voglia di stare a casa per godermi una vita normale.

Quanto durerà ancora?

So che è' una cosa che non può durare per sempre. Tengo duro per questi altri due anni, lo farò volentieri fino alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016 e poi penso che entrerò in un altro tipo di vita.

Gentile globetrotter, viaggi tanto. Ma vedi soprattutto aeroporti, alberghi e piscine: quanto sono solide le tue radici?

Credo di averle solidissime: esse sono qui a casa mia, sono la mia famiglia, il mio ragazzo, i miei amici. Avendo girato così tanto, sono sempre più convinta di rimanere poi qui quando avrò finito di gareggiare.

Che cos'ha questa piccola patria da attirarti così tanto?

E' casa mia. Siamo immersi anche in un paesaggio bellissimo, con le Dolomiti, i due laghi che frequento per rilassarmi appena posso. Ho vissuto un anno in America nel 2005: abitavo a Houston insieme ad alcune amiche. Però Houston non era casa mia. E' qui che mi muovo nella mia acqua, scendo sottocasa al supermercato, incontro un'amica al bar vicino…

Quando hai incominciato la tua vita acquatica?

Presto, a sei-sette anni. Per gioco. Non ho mai iniziato per diventare famosa e vincere chissà che cosa. Ho incominciato e mi divertivo. Questa era la cosa principale. E tale atteggiamento ludico è stata la mia fortuna, perché mi ha aiutato a essere serena…

I tuoi, tuffatore il padre, tuffatrice la madre, ti avranno un po' spinto…

Direi proprio di no. Loro volevano indirizzarmi ad altri sport come sci, tennis, balletto. Io invece mi divertivo in acqua con un gruppo di amici. E l'ho spuntata.

Quand'è che hai avuto la consapevolezza che i tuffi sarebbero stati una parte importante della tua vita?

Un primo segnale l'ho ricevuto ben chiaro a 15 anni, nel 2000. Il mio sogno era di partecipare alle Olimpiadi a Sydney e ce l'ho fatta. La mia soddisfazione era stata tale che mi sono detta: "Ho ricevuto questo dono e allora cerco di meritarne altri: vuol dire che questa è la strada giusta e mi impegnerò ancora di più". Pian piano quella scelta è diventata il mio lavoro, parte fondamentale della mia vita. La consapevolezza ben chiara l'ho avuta nel 2005, a Montreal, quando ho vinto la mia prima medaglia veramente 'pesante', un bronzo mondiale…

E con la scuola come hai fatto?

Ho conseguito la maturità nei cinque anni giusti, nonostante le due Olimpiadi in quel periodo. La maturità poi l'ho fatta proprio in un anno olimpico. Avevo prospettato eventualmente di 'saltare' l'ultimo anno e di fare la maturità l'anno successivo alle Olimpiadi. Ma ho avuto la fortuna di essere aiutata da professori molto disponibili, che mi facevano lezione anche prima che io andassi in piscina, la mattina presto. Poi ho frequentato un anno di università negli Stati Uniti, a Houston come detto: da lì sono tornata presto perché non ero molto soddisfatta degli allenamenti. Tuttavia l'anno statunitense mi è servito certamente come esperienza di vita e per l'inglese.

Perché sei nelle Fiamme Gialle?

Da noi quasi tutti gli atleti di un certo livello sono chiamati a far parte di gruppi sportivi. Ho avuto la fortuna di essere apprezzata dalle Fiamme Gialle, per me è stato un grande onore: perciò ho subito accettato. E'grazie anche alle Fiamme Gialle se sono riuscita ad arrivare a certi livelli: mi hanno dato serenità, permettendomi ad esempio di allenarmi senza dover pensare ad altro.

Fin qui che cosa ha rappresentato per te la tua famiglia?

Moltissimo, anche perché i miei, ambedue sportivi d'alto livello nell'ambito dei tuffi, avevano già passato da giovani quel che stavo e sto passando io. Dunque mi hanno dato e mi danno consigli preziosi. Mi sono sempre stati vicini – mio papà anche come allenatore - e lo sono pure adesso. E mi hanno sempre insegnato i valori

Che valori?

Quello ad esempio di rimanere umili, con i piedi per terra; di non arrendersi alla prima difficoltà; di praticare l'attività sportiva agonistica fino al momento in cui si sente anche il piacere di farlo ...

Tuo padre in particolare ti ha trasmesso qualche valore fondamentale?

Mio papà è molto sportivo, è leale, devo dirti che mi ha trasmesso il senso della lealtà nei confronti dell'avversario sportivo. Nell'ambiente dei tuffi, è giusto annotarlo, non ci sono tante invidie, siamo molto amici.

E tua mamma?

... è testarda e mi ha trasmesso tra l'altro proprio la sua testardaggine, la sua grande tenacia...Se voglio raggiungere un obiettivo, non defletto, vado fino in fondo.

Un giorno penserai al matrimonio e ai figli…

Sì, certo, è una mia aspirazione…

Non pochi giovani oggi sono spaventati, purtroppo, dall'idea della paternità e della maternità, delle responsabilità connesse…aver figli…un peso - dicono - un fastidio che rallenta il soddisfacimento dei propri desideri e complica la vita…

Mah, io penso che arrivi il momento in cui sia giusto avere dei figli, pensare a qualcun altro, come altri - cioè i tuoi genitori- hanno fatto prima con te. Certo oggi educare i figli è più problematico di un tempo…però che i figli siano un peso proprio non mi sentirei di dirlo… sono una gioia piuttosto.

Nei tuffi fai coppia sportiva con Francesca Dallapè…

Tutte e due abbiamo gli stessi sogni, siamo grandi lavoratrici, ci diciamo lealmente in faccia quello che non va… insomma siamo vere e grandi amiche ed è bello continuare con lei.

Hai mai pensato di abbandonare la carriera, hai mai avuto momenti di sconforto?

(intanto interloquisce con simpatica petulanza un pappagallo caraibico, il rossogialloverde Christopher, di proprietà di amici assenti per un anno). Di smettere non ho mai pensato, anche se dopo le Olimpiadi del 2012 di Londra, in cui il bronzo è sfuggito due volte per pochi centesimi, ho avuto qualche momento buio, di dubbio… in piscina mi chiedevo se stessi ancora facendo la cosa giusta… ma poi mi sono resa conto che in quel momento non potevo smettere, sarebbe stato peggio. Avevo bisogno di una compensazione, una grande soddisfazione, che poi ho raggiunto ai Mondiali di Barcellona del 2013…

…due medaglie d'argento…

Sì, ci voleva proprio, dopo la batosta psicologica di Londra. Avevo bisogno di continuare a credere in me stessa. Barcellona mi ha dato forza e mi ha stimolato a continuare.

I tuoi allenamenti sono duri… come ti sfoghi dopo una gara importante? Anche perché la pressione di te su di te e degli altri su di te dev'essere molto forte… ci si attende sempre molto da Tania Cagnotto!

E' vero…Di solito la gara più importante è verso agosto. Finita, stacco e mi ricarico con due settimane al mare, in barca a vela. Dormo tantissimo, mangio assai… mi godo le vacanze. Poi a me piace tanto stare a casa nei periodi 'morti'… per me è quasi meglio di una vacanza…Sì, c'è qualche impegno da onorare come 'testimonial' per sponsor vari…

In questi ultimi anni si nota che le atlete di punta tendono a essere 'utilizzate' come ragazze-immagine…

…anche questo è vero…

Tu sei stata ad esempio da Milly Carlucci a Rai 1, poi ospite una sera a Sanremo, hai fatto servizi di moda, ecc…

Ogni tanto mi piace farlo, nei momenti di pausa… è anche – occorre pur dirlo - un modo per guadagnare qualcosa, è uno svago con esperienze nuove… se si fa con la testa e non si va in trasmissioni stupide, non c'è niente di male….

Nel 2003 e anche nel 2011 sei stata testimonial della 'Caritas' di Bolzano. Nel 2003 nell'ambito del progetto "Una goccia per vivere", destinato a portare aiuto idrico a cinque Paesi in via di sviluppo; nel 2011 hai partecipato come 'testimonial' alla Giornata del volontariato…

Arrivano tante richieste di beneficenza e, specie quando arrivano da qui, dall'Alto Adige, lo faccio molto volentieri, perché mi piace aiutare chi ha bisogno. La Caritas mi aveva spiegato di che cosa si trattava, presentandomi i progetti… chissà che un giorno, quando avrò finito di gareggiare, non riesca ad andare in uno di questi Paesi…

Come te la passi con Dio, se non sono indiscreto…? Hai una vita assai convulsa…

Mia mamma la sera mi aveva insegnato a dire la preghierina. Lo faccio ancora, non ogni sera ma quando me ne ricordo. Sono però abituata a ringraziare, quando le cose vanno bene; e a pregare prima di un appuntamento importante. Credo in Dio, anche se non sono una che va molto in chiesa…non ho neanche tanto tempo… credo comunque.

Saprai che da poco più di un anno c'è un Papa nuovo, Francesco…

Mi piace molto. E' semplice. Sembra che si prenda molta cura di ogni persona. Ha fatto gesti simbolici che mi hanno molto colpito, nel senso della sobrietà…

Tu sei nata nel 1985, ai tempi di Papa Wojtyla, che sta per essere canonizzato… diventerà santo per la Chiesa. Ti ricordi qualcosa di lui?

Soprattutto mi aveva impressionato la grande folla per i suoi funerali. Era molto amato anche lui… penso che come popolarità se la stia giocando con papa Francesco…

 

Si può vincere anche senza arrivare primi

LA REPUBBLICA- 6 Aprile 2013 | di PAOLO ROSSI

Ci sono momenti che vorresti rimuovere dalla tua memoria, e invece restano lì, purtroppo, vividi nella mente. I ricordi peggiori: quelli delle delusioni. Delle sconfitte. Sia pur sportive, ma sempre ricordi dolorosi. «Fai di tutto per scacciarli, ma non se ne vanno, se ne stanno in qualche angolo nascosto». Eppure lei sa come si fa per conviverci. Per, addirittura, imparare e rafforzarsi. Ma andiamo con ordine.

Tania Cagnotto. Tuffatrice. Nome d'arte che non ha certo vissuto di rendita, sull'eredità del passato di papà Giorgio: sua, di Tania, la prima medaglia mondiale per l'Italia femminile dei tuffi, ai Campionati di Montreal del 2005, più un'altra sfilza di medaglie tra Europei e Mondiali. Un'icona del movimento azzurro, un punto di riferimento.

Londra 2012. Quel giorno. Il maledetto 5 agosto. La finale del trampolino (da tre metri). Sei tuffi per una medaglia. Mai nessuna azzurra c'è riuscita all'Olimpiade: il pensiero di una vita, forse un'ossessione. La gloria sfugge per venti centesimi di punto. Venti centesimi. Cosa sono? Numeri decimali. Con la virgola: 0,20. Il resto di una banconota. Chi può reggere un colpo così? Non si può. Non in uno sport piccolo, di nicchia, come i tuffi. Le cui grandi occasioni passano solo ogni quattro anni. E il prossimo autobus è lontano, anagraficamente troppo lontano.
Per questo, quel giorno, Tania pianse. Nella maniera più spontanea. Drammaticamente dolce.

Delle proprie emozioni. E così vinse nella sconfitta. Chiunque vide, chiunque seppe, partecipò al suo stato d'animo. Si commosse. La televisione ingrandì i dettagli. I fotografi immortalarono l'attimo. Nessuno ha dimenticato. Tania non dimenticherà più cose piccole, intime. «Quella pelle di daino, color lilla che tanto mi piaceva». Quante lacrime le ha asciugato.

Altro che terzo tempo. Ma quale fair play del rugby. Per carità, bellissimo. Ma quelli, i rugbisti, si menano che è un piacere, poi vanno a bersi una birra sapendo che qualche mese dopo avranno un'altra chance. È più facile, più accettabile. «Per me non sarà così. Nulla sarà più come prima». Ci sono filosofie e filosofie. Quel giorno perfino i giornalisti hanno faticato a porle domande. C'era solo consolazione.

Rispetto, per questa Dorando Pietri in gonnella. Sì, proprio Dorando Pietri. Lo ricordate? Londra 1908: il maratoneta che tagliò per primo il traguardo, ma aiutato dai giudici che l'avevano visto barcollare stremato dalla fatica. Fu squalificato, perse la medaglia d'oro, ma quelle immagini fecero il giro del mondo e lo consegnarono alla storia.
Cento (e quattro) anni dopo, una storia simile: una sconfitta che diventa vittoria. Di più: una ragazza che insegna a saper perdere.

«Faticavo a respirare, ero sopraffatta da pensieri, dai perché, dai "non ci credo che è successo a me"». Quelle lacrime, meno male. «Liberatorie, hanno interrotto l'insopportabile flusso di ogni cosa che mi stava sopraffacendo». Tania, oggi, ne parla - di quel giorno - come se fosse di fronte ad un terapeuta: «Come ho fatto a superare Londra? Razionalmente non so spiegarlo. Credo che sia nel nostro Dna, nell'educazione ricevuta, nel percorso di formazione fatto, nel vedere le cose della vita».

Cultura, insomma. Sensibilità. Il grande Roger Federer, leggenda del tennis, una volta ha detto che il grande campione si vede nel momento della sconfitta. Solo in certi momenti emergono (se ci sono) lo stile, la grandezza. Gli psicologi dello sport, quelli che analizzano i traumi, dicono asetticamente: «Ciò che distingue un campione da un atleta comune è la resilienza, cioè: "mi piego ma non mi spezzo". Significa che il vero campione esce fuori dalle sconfitte».
Parole inutili, per Tania. A lei queste leggi scientifiche non possono essere applicate.

«Magari avessi avuto una situazione normale: il mio allenatore è mio padre. Peggio non poteva essere. Io consolavo lui, e lui consolava me. Io piangevo sulla sua spalla, lui piangeva sulla mia». Dolore duplicato. «E papà ha perso tante volte, nella sua carriera. Ma ci sono giorni, e momenti, in cui tutto si rinnova, ed il passato non può aiutarti a scegliere il giusto comportamento. Me lo ha detto recentemente». Il 5 agosto 2012 ha prevalso l'impulso. «Dare libero sfogo alle lacrime è stata la cosa più giusta. Ho detto al mondo chi sono, l'onesta e la sincerità di una ragazza che sognava semplicemente una medaglia olimpica». Il messaggio è arrivato, forte e chiaro.

Potente. E poi, però? Elaborato il lutto? «Sono stati giorni duri. Anche se la gente, le persone normali che abbiamo incontrato per strada, sono state meravigliose: tanti incoraggiamenti, quante coccole. Un sostegno bellissimo». Dai, Tania, fai un ultimo sforzo: liberati. «Ho avvertito un grande senso di vuoto. Una spossatezza. Mi sforzavo di non pensare. Di non ripensarci. Gli occhi fissi su oggetti anonimi e senza importanza. Ma se fossi tornata su quei venti centesimi forse sarei impazzita, non so».

Per fortuna la vita va avanti, e richiede impegno e attenzione. «Io e il mio fidanzato abbiamo acquistato casa. E l'edilizia è peggio dei tuffi, non puoi distrarti nemmeno per un istante. Mi sono trasformata in una specie di interior designer, concentrata su ogni finitura dell'appartamento. Sono passata dai tuffi carpiati e i doppi salti mortali al saper ogni cosa sulle cucine monoblocco, o in muratura, o country. Alla fine ne ho scelta una moderna...».

Oggi ci si può scherzare su. «Sì, posso dire di essere sopravvissuta. Posso dire di essere più forte. Di poter perfino tenere una lezione su come reggere ad una botta del genere. Penso che potrebbero farlo tanti altri atleti. Non è che vincono sempre tutti... Ah, cosa direi al mio uditorio? Sono rimasta me stessa, non ho recitato. Non ho dato in escandescenze, non ho insultato i giudici, non me la sono presa con nessuno. Ho esternato il mio stato d'animo con il mio body language, la faccia rossa rigata dalle lacrime valeva più di ogni possibile parola. In generale bisogna ricordarselo, che c'è una legge che regola la vita degli sportivi, che devi rispettare.
Che ti piaccia o no. Una sorta di fatalismo cosciente. Ecco, dovessi tenere una lezione sul come comportarsi in caso di sconfitta, esprimerei questi concetti. Ma... vogliamo parlare anche delle mie vittorie? Non vorrei passare per una pessimista deprimente, è meglio sorridere alla vita...».

Dopo Rio sarà mamma Cagnotto

QUOTIDIANO SPORT - 18 Febbraio 2013 | di DORIANO RABOTTI

QUEI MALEDETTI venti centesimi che le sono mancati per fare una medaglia, Tania Cagnotto non li dimenticherà mai. Le sono costati il podio per ben due volte, nei tuffi, alle Olimpiadi di Londra: quarta da sola e nel sincro, dal trampolino dai tre metri. Quarta per un niente, che però pesa come il mondo nella coscienza di una ragazza minuta, eppure fatta d'acciaio. Capace di trasformare quel macigno del ricordo in un...trampolino verso un futuro nel quale vuole essere ancora protagonista. Anche se, per uno di quei paradossi assurdi dello sport italiano, sta per perdere l'impianto in cui si allena.

Tania, come si riparte da due medaglie svanite così?

Per qualche mese avevo zero voglia di vedere una piscina, è stata dura tornare ad allenarmi. Non sapevo perché lo facevo. Londra non sarà mai un pensiero positivo, anche se ormai l'ho superato. Ancora mi chiedo perché ho avuto così tanta sfiga in quei due giorni. Spero solo che si sia concentrata tutta lì

Dove troverà nuovi stimoli?

Ho chiesto espressamente alla federazione un nuovo allenatore, Oscar Bertone, proprio per cambiare qualcosa. Affiancherà mio padre: lui mi allena da vent'anni, se vogliamo arrivare a Rio sappiamo che da soli faremmo fatica

E se a suo padre arrivassero offerte dall'estero, come al ct della scherma Cerioni?

Non lo farà mai, ha già detto no nel 2004 ai greci. Lui segue soltanto me, che non sono una 'atleta', ma una figlia

Forse dovrà lasciare Bolzano.

A maggio la piscina chiude per lavori, e non so dove andrò ad allenarmi. Per fortuna dopo sarò molto spesso in trasferta, e prima dei mondiali ci sarà un raduno a Roma. Ma prima degli Europei non ho idea di dove potrò andare. In realtà mi preoccupa di più il fatto che vogliano riaprirla a fine anno con un fondo in acciaio, non va bene per i tuffi: se non oscureranno i vetri, il riflesso sarà accecante

Andrà all'estero?

No, basta, l'ho già fatto in passato, negli Stati Uniti e in Australia, e non ne ho più voglia. Sto troppo bene a casa, alla mia Bolzano manca solo il mare

Quindi sa che cosa aspetta la Pellegrini in Francia...

Tanto di cappello a Federica, so che non è facile. Anche se lei ha il vantaggio di portarsi dietro il fidanzato. Io non potrei, il mio fa il commercialista ed è troppo impegnato

Obiettivi del 2013?

Gli Europei di Rostock in giugno e i mondiali di Barcellona in luglio, li preparerò con sei tappe di World Series. Forse potevo staccare un anno, ma avevo quasi paura: dopo una grande delusione, non fare niente sarebbe stato peggio. Sento di avere bisogno di una piccola soddisfazione, non posso chiudere con il ricordo di Londra. Farò due anni gareggiando senza farmi stressare da nessuno, poi vedremo se riusciremo ad arrivare a Rio

Voi donne siete l'immagine vincente del nostro sport.

Ultimamente le donne sportive sono viste più come showgirl che atlete. Ogni tanto va bene, piace anche a me posare per servizi fotografici, ma l'importante è che si capisca che prima di tutto siamo atlete, non modelle. Io poi non seguo neanche una dieta ferrea, penso solo a mangiare bene. Quando sono all'estero mi salvano le barrette della Herbalife

Siete anche corteggiate dalla politica, vedi Vezzali e Idem. Lei si candiderebbe?

Per me quella è una cosa da fare dopo la carriera, non in contemporanea. La Vezzali è in politica, vuole andare ai mondiali ed è pure incinta: forse è troppo. Non so se entrerò mai in politica, comunque non lo farei prima di essermi ritirata. E solo dopo aver fatto un percorso per imparare, oggi non saprei da dove cominciare. Se devo stare lì solo per far vedere che ci sono, non ci sto, diventa uno sfruttamento dell'immagine

Progetti di maternità?

Ci rimugino su da un po'. A 27 anni ancora posso aspettare. L'avrei fatto tra due-tre anni, allora mi sono detta che posso farlo a 31, dopo le Olimpiadi. Se riesco ad arrivare a Rio, lo farò dopo

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Poker e Tuffi

GIOCONEWS - Gennaio 2013 | di CESARE ANTONINI

Dal punto di vista fisico sono due sport completamente differenti ovviamente, ma nei tuffi contano tantissimo sia la concentrazione e anche la fortuna. Nelle ultime competizioni di Londra, infatti, la dea bendata non mi ha assistita proprio.

Tania Cagnotto ha dato lo shuffle up and dea! de Gli Assi di Poker Club Lottomatica di Saint Vincent alla fine di gennaio facendo quindi il suo esordio nel mondo del poker che conta. Una super campionessa per un super evento da oltre 350 iscritti per la terza e ultima tappa di questo ciclo live del più grande concessionario d'Italia. Tania, la prima donna italiana ad aver conquistato una medaglia mondiale nei tuffi oltre alle decine di medaglie tra competizioni mondiali e giovanili ha dichiarato di non intrattenersi...

...a nessun gioco di quelli autorizzati dallo Stato anche perché non sono fortunatissima e non ho neanche tanto tempo per via degli allenamenti.

Ma forse per il poker potrebbe farci un pensierino:

Non in questo torneo visto che devo scappare per alcuni impegni sportivi e di altra natura ma nel futuro perché no? Ho avuto un'ottima impressione sia dell'ambiente che di questa splendida disciplina. Ho visto che ci sono anche dei professionisti che vivono di questo sport e tutto ciò è molto bello.

Poche le analogie con i tuffi?

Beh, dal punto di vista fisico il paragone non esiste ma questo è un discorso generale con tutti gli altri sport immagino. Però nel poker come nei tuffi ci vuole molta testa e molta concentrazione. Credo sia importante anche l'assetto mentale nell'hold'em cosÌ come nei tuffi quando si è in pedana.

Tania saprebbe già cos'è il mindset, insomma, che nel poker è determinante per la gestione delle sessioni cash game o dei tornei live e online, specie nel controllo del tilt quando si subisce un brutto colpo. Anche nel poker esiste il 'tuffo':

Sì me l'hanno detto ed è molto divertente. Ma i tuffi che eseguiamo noi sono ragionati, tecnici, complessi e in questo gioco invece mi sembra di capire che sono l'esatto opposto anche se poi la reazione che scatena quando ci si butta potrebbero essere uguali dal punto di vista degli effetti

... racconta Tania divertita, riflettendo sul paragone che in effetti è curioso se si pensa al diving nel poker che ha creato dei veri e propri personaggi al tavolo. Nel poker però le donne e gli uomini sono uguali e giocano ad armi pari:

In effetti nei tuffi i maschi hanno maggiori capacità e fanno bene a sfruttarle dal punto di vista fisico. Sarebbe bello arrivare a quei livelli ma la nostra passione rimane la stessa. C'è poi la tecnica che impone grande precisione, concentrazione e talento nell'esecuzione dei coefficienti più alti

Ora quali sono gli impegni di Tania Cagnotto oltre a un torneo di poker?

Appena possibile proverò a giocare un torneo ma ora ci si prepara per marzo quando ci saranno le serie di gare mondiali ed europee. È un anno post olimpico e quindi molto particolare per cui bisognerà impegnarsi molto ma prendere tutto con le molle

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L'intervista a Giorgio, papà e allenatore

ALTOADIGE.IT - 14 Gennaio 2013 | di MARCO MARANGONI

BOLZANO. "L'allenatore di Tania sono e resterò io. Oscar Bertone sarà d'affiancamento e seguirà Tania in alcune trasferte". Giorgio Cagnotto, storico allenatore della più grande tuffatrice italiana ed europea di tutti i tempi, ma soprattutto suo papà, parla del perché di questo innesto nello staff tecnico ma anche dei momenti trascorsi in giro per il mondo con la figlia. Tania è giunta alla corte del babbo nel 1998 proveniente dalla 'cura' di mamma Carmen, sua prima allenatrice. In questa stagione Giorgio rinuncerà a qualche trasferta e, proprio per questo, Bertone seguirà in alcuni periodi da più vicino Tania. Quotidianamente in piscina ci sarà comunque il padre che, senza nulla togliere ad altri tecnici, è sicuramente uno dei più bravi sulla scena mondiale.
"La richiesta è partita da Tania e l'innesto di Oscar è soprattutto uno strumento per far ritornare in Tania una particolare motivazione. Per provare a dare nuovi stimoli - spiega il grande tuffatore degli anni '60 e '70, "il Rivale" dell'angelo biondo Klaus Dibiasi -. E' stata una scelta presa anche in accordo con la struttura federale e con il presidente Barelli".

Cosa potrebbe portare l'inserimento di Bertone?

Con Oscar ci siamo confrontati tecnicamente su alcuni punti che dovranno essere migliorati. Ormai Tania ha appreso tutto ciò che doveva apprendere. Tania è sempre stata un'atleta che ha recepito velocemente le nozioni che le venivano impartite. Tania metti porta avanti le braccia e lei ci è sempre riuscita. Ci sono ancora margini di miglioramento e poi serve molto la testa

Cosa deve migliorare ancora Tania?

Vanno migliorati il triplo salto mortale e mezzo avanti e il doppio e mezzo ritornato. Aggiungere una ventina di punti al suo standard, beh, sarebbe attestarsi sui 370 punti e significherebbe mettere pressione anche alle cinesi. Altro fattore molto importante è stare bene fisicamente per poter guardare ai prossimi quattro anni

Lei parla di quattro anni, ci spieghi meglio perché nel 2016 ci sono i Giochi di Rio de Janeiro?

Non mettiamo troppa carne al fuoco. Adesso pensiamo ai prossimi due anni, poi per gli altri due ci penseremo, vedremo. Forse ci dedicheremo solo al sincro. Dipenderà moltissimo da come reggerà il fisico e anche la sfera personale

Lei è sempre stato al fianco di Tania, ha saltato solo tre trasferte (Europei juniores di Malta 2001 un Grand Prix a Madrid e lo scorso anno una World Series), qual è stato il momento più bello che le ha regalato?

La prima medaglia mondiale dietro alle cinesi che risale a quasi otto anni fa (Montreal 2005). Anche il suo primo podio a livello internazionale, l'Europeo del 2002 a Berlino, ricordo con molto piacere. Tornando indietro negli anni mi vengono in mente gli allenamenti da piccolina quando si lanciava dai 7,5 metri della piattaforma. Mi aveva colpito la facilità, il piacere e le sue spiccate capacità

Il bronzo a cinque cerchi di Londra rimasto a venti centesimi è ancora una ferita aperta?

Diciamo che è stata la più grande delusione della carriera di Tania ma anche la mia da allenatore

E' vero che i lavori previsti alla piscina Carlo Dibiasi vi costringeranno a lasciare Bolzano?

Si, è vero perché dal 5 maggio la piscina chiude. Saranno eseguiti lavori di ristrutturazione e noi saremo costretti ad emigrare a Roma per rifinire la preparazione per i Mondiali di Barcellona. Saranno apposte modiche, personalmente ho consigliato qualche ritocco tecnico che spero venga ascoltato. Speriamo di non ritrovarci un impianto peggiore rispetto a quello che esiste oggi – sostiene Cagnotto che parla anche nelle vesti di commissario tecnico della nazionale italiana -. Sarà portata l'acqua a sfioro e anche il fondo sarà in alluminio, due buoni interventi, ma il castello dei tuffi, piattaforme e trampolini dovranno essere alzati di 28 centimetri

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Rio 2016? Se sono in forma...

EUROSPORT - 4 Dicembre 2012 | di FRANCESCA GALLUZZO

Ricordi come i due quarti posti di Londra 2012 non si archiviano facilmente, ma anche dalle delusioni si possono trovare degli spunti per ripartire e migliorare. Lo racconta Tania Cagnotto, che dopo quattro mesi dal doppio quarto posto olimpico pensa ad un futuro che ormai si chiama Barcellona 2013. Il ricordo di Londra permane, ma a mente fredda c'è anche il tempo di rivalutare, almeno in parte, alcune decisioni che sembravano già prese.. e rivederla in gara a Rio 2016 non sembra più così impossibile.

Hai spesso detto che i tuoi genitori, nonostante fossero stati due tuffatori, non erano d' accordo sul fatto di farti praticare i tuffi. Può spiegarci il perché?

Non è che fossero proprio contrari, solo che volevano evitare di mettermi pressione. Mi hanno iscritta a un corso di tennis e hanno provato a farmi sciare, ma alla fine ha prevalso la mia voglia di dedicarmi ai tuffi. All'inizio per me era un gioco, andavo in piscina perché loro lavoravano li e preferivo stare con loro piuttosto che stare magari a casa da sola o con la baby-sitter.

Da quando poi hai iniziato a fare tuffi a livello agonistico, il tuo grande obiettivo dichiarato sono sempre state le Olimpiadi. Che cosa significa questa gara per te e che cosa hanno di diverso i Giochi Olimpici dai Mondiali?

E' il contesto quello che cambia. In effetti la concorrenza è sempre la stessa, ma per ogni atleta le Olimpiadi rappresentano il massimo degli obiettivi, la gara più importante della vita.

Hai fatto il suo esordio olimpico a Sydney 2000, quando aveva appena quindici anni. Cosa è cambiato tra Sydney e Londra nel tuo approccio alla gara Olimpica?

E' cambiato praticamente tutto. A Sydney ero una ragazzina, nessuno si aspettava niente da me e meno che mai me lo aspettavo io. Ero già contenta di esserci e la mia priorità era quella di vivermi bene tutto il contesto, conoscere tanta gente e divertirmi. A Londra era tutto diverso. Avevo già alle spalle tanti risultati importanti ed ero lì per la medaglia, per cui sentivo molte pressioni e il livello di concentrazione e di stress erano altissimi.

Purtroppo i Giochi non sono andati come speravi, ma adesso sei già tornata al lavoro con l'obiettivo dei Mondiali di Barcellona. Come sei riuscita a mettere da parte il pensiero di un obiettivo inseguito per quattro anni e ripartire da zero?

Un obiettivo come quello che sono state per me le Olimpiadi di Londra non si può dimenticare o mettere da parte, ma il passato è passato e anche dagli errori e dai momenti brutti bisogna essere capaci di trarre degli insegnamenti utili per il futuro anche quando le cose non vanno come si era desiderato non si può che ripartire andando a cercare dei nuovi obiettivi, che ora nello specifico sono i Campionati Mondiali di Barcellona.

Niente più Olimpiadi quindi... Sei sempre dell'idea di non arrivare fino a Rio?

Non so, non posso assicurare che non ci sarò. Non lo so ancora. A Rio mancano quattro anni e non sono in grado di dire adesso se nel 2016 gareggerò o meno. Dipenderà da tanti fattori, primo fra tutti da come regge il fisico e da quanta voglia avrò ancora di allenarmi. Staremo a vedere.

Se a Londra ti avessero proposto di portare la bandiera avresti accettato?

Senza dubbio. Io non avevo gare nei giorni appena successivi per cui non mi sarei nemmeno posta il problema, ma anche nel caso avessi dovuto gareggiare penso che alla fine l'onore di portare la bandiera del mio paese alla cerimonia di apertura di un'Olimpiade avrebbe prevalso su tutto il resto.

Dicono che sei una persona piuttosto scaramantica. Hai qualche rito particolare che ripeti prima delle gare?

E' vero, in effetti sono piuttosto scaramantica, ma non ho niente di simile a riti propiziatori. Ci metto un po' di tempo per scegliere il costume e ho degli oggetti che mi piace portare con me quando faccio le gare, ma sono cose mie, niente di particolarmente evidente.

Tornando, invece, alla domanda iniziale. In un futuro, vorresti che i tuoi figli diventassero dei tuffatori?

Assolutamente no. I tuffi sono uno sport fantastico per tanti versi, ma tremendo e massacrante per altri, in primis per il modo in cui sono strutturate le nostre gare, che durano quasi due ore e in cui un errore minimo può compromettere mesi o addirittura anni di lavoro. Cercherò quantomeno di avvicinarli a qualche altro sport come hanno fatto i miei genitori con me, sperando di essere più convincente.

Nel corso degli anni hai sostenuto diverse iniziative legate al sociale, impegnandoti spesso in prima persona, come nel caso della campagna a favore della donazione di midollo osseo. Il tuo ruolo di personaggio pubblico, oltre che di sportiva, ti fa sentire in dovere di dover essere di esempio per chi ti segue?

Il cercare di essere un buon esempio per gli altri non centra tanto con l'essere o meno un personaggio pubblico, è una questione di senso di responsabilità nei confronti del proprio prossimo e in modo particolare nei confronti delle persone che hanno bisogno di aiuto. La maggior parte delle volte si tratta di gesti che non costano tanto tempo o tanta fatica, ma che possono rappresentare moltissimo per coloro che li ricevono.

Oltre che a diverse associazioni di volontariato il tuo nome è spesso associato a Bolzano e all'Alto Adige. Che rapporto hai con la sua città e in generale con la sua terra d'origine?

Mi piace moltissimo vivere a Bolzano. E' una città piccola, a misura di persona, che forse in passato non offriva molto per i giovani, ma che adesso anche sotto questo aspetto sta migliorando. In ogni caso, la vita notturna per me ha sempre contato poco perché, essendo sempre in giro per il mondo, le occasioni di svagarmi non mi sono mai mancate e quando tornavo a casa era più che altro per riposarmi.

Hai trascorso anche un anno negli Stati Uniti, a Houston, ma una volta tornata hai spiegato che il metodo di allenamento americano non si addiceva alle tue esigenze. Pensi in un futuro di poter ripartire, magari con una diversa destinazione?

No, non ne ho nessuna intenzione. Ho già viaggiato tanto, sono stata negli Stati Uniti e poi in Australia e adesso non ho voglia di spostarmi ancora. Ho fatto le mie esperienze, ma ora ho ventisette anni, convivo con il mio fidanzato e a Bolzano riesco a trovare tutto quello che mi serve, sia dal punto di vista personale sia per quello che riguarda gli allenamenti.

Oltre all'appoggio della tua città puoi vantare un fan club particolarmente attivo e numeroso. Come ti relazioni con i tuoi tanti tifosi?

Rimango tutte le volte stupita dal sostegno e dall'affetto che ricevo dai tifosi. Molti dei ragazzi del fan club vengono anche alle gare, ma purtroppo non sempre riesco a incontrarli di persona perché non sempre la situazione lo permette. In compenso cerco di farmi sentire il più possibile via mail.

Parlando invece di gare, ci racconti qualcosa del binomio con Francesca Dallapé, la tua compagna nei tuffi in sincro?

All'inizio della mia carriera gareggiavo nel sincro insieme a Maria Marconi, poi i nostri programmi gare hanno iniziato a divergere e io avevo deciso di dedicarmi solo alle competizioni individuali. Francesca si allenava a Trento, ma veniva due volte alla settimana a Bolzano, per cui abbiamo cominciato ad allenarci insieme nel sincro. Inizialmente la scelta è stata fatta per una questione di vicinanza geografica, poi abbiamo visto che l'accoppiata funzionava benissimo e così abbiamo proseguito sulla stessa strada.

Nell'ultimo decennio, grazie soprattutto ai tuoi risultati, i tuffi hanno visto aumentare la propria notorietà, eppure questa popolarità ha inciso poco sul numero dei ragazzi che praticano la disciplina. A cosa pensi sia dovuto?

I motivi fondamentali sono due. Da un lato la mancanza di strutture adeguate e di tecnici di alto livello, ovvia conseguenza di una mancanza di tradizione in questa disciplina; dall'altro il fatto che si tratti di uno sport tecnico e, di conseguenza, molto difficile da imparare.

Come è facilmente immaginabile, un tuo abbandono delle competizioni farebbe calare notevolmente l'interesse del pubblico verso i tuffi. Ti senti in qualche modo responsabile dell'immagine e della promozione della tua disciplina?

Sono consapevole del fatto che un mio abbandono dell'attività agonistica porterebbe ad una diminuzione di interessi verso il mondo dei tuffi, ma io non posso gareggiare in eterno e questo prima o poi dovrà succedere. E' ovvio che ne tengo conto e ne terrò conto anche in futuro nel momento, per ora non imminente, in cui valuterò l'idea di ritirarmi, ma so anche che quando non avrò più voglia di allenarmi sarà inutile continuare a oltranza.

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Tania ha deciso, ancora due anni di gare

ALTOADIGE.IT - 5 Ottobre 2012 | di MARCO MARANGONI

BOLZANO. «Di sicuro per due anni ci sarò ancora, questa è la mia intenzione. Smettere adesso non è proprio il caso, cadrei in depressione. Non sono sicura se ci sarò alle Olimpiadi di Rio del 2016 anche se potrebbe essere l'ultimissima opportunità».
Dopo una suggestiva regata dentro e fuori le insenature della Costa Turchese, Tania Cagnotto ha sciolto le riserve sul suo futuro. Da qualche giorno ha ripreso gli allenamenti, per il momento a secco ma a breve tornerà a saltare dal trampolino. Nella sua prima intervista dopo gli amarissimi Giochi di Londra, la fuoriclasse bolzanina dei tuffi parla guardando in avanti. Insomma, dopo l'Olimpiade maledetta, (bronzo sfumato per appena 20 centesimi di punto), l'altoatesina ha tutta l'intenzione di fare bene anche nei prossimi anni.
«Non farò come lo scorso anno che ho vissuto solo per i tuffi e non ho rinunciato completamente alla mia vita privata. Non darò più la priorità allo sport. Ma il prossimo anno ci saranno i Mondiali a Barcellona e nel 2014 gli Europei a Berlino e decido di fare una cosa la voglio fare bene fino in fondo».

La vedremo solo nel sincro o anche nell'individuale dai tre metri?

Come sempre farò entrambe le gare. Non mi pesa assolutamente

Già definito il programma del 2013?

A grandi linee parteciperò alle World Series. Non so se a tutte e sei le tappe o solo ad alcune, dipenderà dal regolamento. Farò le gare nazionali e solo il Grand Prix in Italia

Adesso come sta? L'ultima volta che l'abbiamo aveva le lacrime...

Le vacanze sono servite, diciamo che il momento più brutto è passato anche se dentro di me c'è enorme delusione

Se la sente di raccontare Londra?

Sì, ma premetto che il video della finale non l'ho ancora visto. A Londra ho conosciuto la più brutta batosta della mia carriera, perdere una medaglia olimpica per 20 centesimi è la cosa più atroce per uno sportivo. Se l'aspetto sportivo è da dimenticare, dall'altra parte è stata una bella Olimpiade

Perché afferma questo?

Perché sono arrivata al top della condizione, ho ottenuto il mio record di punti e poi sono riuscita a portare i miei amici, la mia mamma a vivere questa esperienza

Giù dal podio per colpa di qualcuno o destino?

Non credo che qualcuno abbia fatto apposta a farmi restare giù dal podio, la colpa è tutta del destino. È stata una maledizione. Se in quel momento la fortuna non è dalla tua parte puoi anche scordarti la medaglia

Papà è già pronto a bordo vasca per nuove avventure?

E' stata una batosta anche per lui e io ho sofferto il doppio dato che sapevo quanto ci tenesse a una medaglia. Con un altro allenatore forse sarebbe più facile, perché mi sentirei meno coinvolta. Sì, comunque ci sarà ancora e anche per questo lo ringrazio

Smettere adesso cosa significherebbe?

Non potrei smettere la carriera così, cadrei in depressione. Le cose sono andate male e adesso ho ancor più voglia di prendermi la rivincita. Mi diverto ancora e ho ancora tanta voglia di tuffarmi

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A Londra mi è mancato il fattore C

OGGI - 28 Settembre 2012 | di SARA BELOTTI

Tania Cagnotto la ricordiamo ancora con le lacrime agli occhi e la voce spezzata dalla tensione e dalla delusione, dopo aver perso per soli 20 centesimi una medaglia importantissima, quella olimpica. La regina dei tuffi, ha ottenuto riconoscimenti in tutte le competizioni, europee e mondiali, ma dopo Sydney, Atene e Pechino è rimasta di nuovo senza la gioia più grande. Le olimpiadi di Londra le ha definite «maledette», perché per soli due punti è rimasta fuori anche dal podio del sincro, con Francesca Dallapè. Stessa corporatura, stesso look, stesso colore di capelli e stesso sorriso vivace per una coppia che sembra legata anche da una amicizia vera. Due medaglie di legno nella stessa competizione, per un'atleta, sono difficili da digerire…

Tania, prima di tutto, come stai? L'ultima volta che ti abbiamo visto avevi gli occhi lucidi e un'espressione decisamente triste…

Sto sicuramente meglio, il peggio è passato anche se la delusione resta

Ora che è passato un po' di tempo riesci a fare un bilancio dell'esperienza olimpica?

È successa la cosa peggiore per uno sportivo: restare fuori dal podio per pochissimo. Il mio obiettivo era quello di conquistare una medaglia. Sapevo che era nelle mie corde, conoscevo le avversarie ed ero convinta di potermela giocare alla pari. Poi la messicana ha fatto la gara della vita, io l'avevo sempre battuta

Non salvi proprio nulla di Londra?

Ma sì, sono soddisfatta, ho ottenuto il mio record in termini di punteggio, ma non posso esserlo per il quarto posto. Mi è mancato il fattore C…

Vuoi dire che è tutta questione di fortuna?

Ho sempre creduto che i risultati dipendessero dall'impegno, dalla costanza, dal sacrificio. E per questa olimpiade mi ero preparata moltissimo. Ma dopo essere stata esclusa per soli 20 centesimi dal podio, credo che è il destino che decide. E se in quel momento la fortuna non è dalla tua parte puoi anche scordarti la medaglia

Così come siete esaltati se vincete una medaglia, allo stesso modo il pubblico si dimentica di voi se non centrate l'obiettivo. Come riesci a gestire questa pressione?

La pressione c'è ed è tanta, quest'anno poi, con l'impegno delle olimpiadi, l'ho sentita particolarmente. Se non riesci a gestirla può anche rovinarti una gara

Dopo il sincro con Francesca Dallapè, in un'intervista che avete rilasciato, eravate entrambe deluse, ma mentre lei non ha trattenuto le lacrime, tu sembravi più lucida…

Non volevo abbattermi, non dovevo perdere la concentrazione perché dovevo ancora affrontare l'indivuale. Ho cercato di farmi forza

Si è detto che la responsabilità per quel quarto posto fosse più tua che di Francesca. È cosi? Che cosa vi siete dette?

Lei non mi ha detto niente. Ho rivisto quel tuffo decine di volte e sì, io mi sono sbilanciata, ma il tuffo era buono. Poi individualmente non era il migliore. Quello che abbiamo provato è stata rabbia nei confronti dei giudici, mentre la nostra coscienza era a posto. Non serve a niente incolparsi

Tu e Francesca fate coppia dal 2009. Che rapporto avete? Come le ragazze del fioretto anche voi siete molto competitive ma quando fate squadra riuscite a mettere da parte la rivalità?

Siamo amiche e molto fiere di esserlo. Ci conosciamo da una vita e non c'è competizione tra di noi. Siamo davvero una squadra

Tuo padre, oltre a essere uno dei migliori tuffatori italiani, è anche il tuo allenatore. Che cosa ti ha detto dopo la tua gara?

E' stata una batosta anche per lui e io ho sofferto il doppio dato che sapevo quanto ci tenesse a una medaglia. Mi succede spesso di provare un dolore più grande quando fallisco un obiettivo: con un altro allenatore forse sarebbe più facile, perché mi sentirei meno coinvolta. Ma so che lui si aspetta molto da me

Hai dichiarato che non sai se parteciperai alle prossime Olimpiadi a Rio…

Ancora non so che cosa farò in futuro, di certo ancora un paio d'anni voglio continuare, ma non sono sicura di andare a Rio. Una tuffatrice può arrivare a 30/31 anni, quindi sarebbe l'ultima opportunità

Forse un lato positivo nella tua esperienza di Londra c'è, la beneficienza…

Sì, è vero. Sono testimonial di Samsung che proprio per le Olimpiadi ha organizzato un'attività benefica a favore dell'associazione SOS villaggi per bambini. Abbiamo raccolto oltre 100.000 euro

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Prima le Olimpiadi e poi una famiglia

DONNA MODERNA - Agosto 2012 | di PAOLA TOIA e MADDALENA DE BERNARDI

Ha 27 anni ed è stata la prima donna italiana a conquistare una medaglia mondiale nei tuffi, a Montreal, nel 2005. Tania Cagnotto, atleta nata a Bolzano, alle Olimpiadi di Londra 2012 è arrivata quarta, sfiorando il bronzo. Figlia d'arte - suo padre infatti è Giorgio Cagnotto, grandissimo tuffatore due volte medaglia d'argento alle Olimpiadi - racconta di aver fatto il primo tuffo quando aveva due anni, scivolando dentro il laghetto del centro sportivo dell'Acquacetosa, a Roma. Un segno del destino: a 7 anni Tania inizia a partecipare a competizioni e in breve tempo diventa pluricampionessa del mondo ed europea a livello giovanile. Dopo la sfida di Montreal del 2005, Tania trascorre un intero anno in America, a Houston, dove sperimenta nuove modalità di allenamento accanto ad altre grandissime atlete e dove partecipa al campionato americano in cui ottiene il titolo di "Tuffatrice dell'anno". Si iscrive anche all'università, frequentando il corso di scienze della nutrizione, ma sceglie poi di tornare in Italia, per continuare ad allenarsi sotto la guida del padre Giorgio. Divisa tra sport e vita personale, tra tuffi, famiglia, fidanzato e amici, scopri cosa ci ha raccontato la giovane atleta.

Ogni donna sente di avere almeno quel "difettino" fisico che la rende normale. Anche tu, col fisico plasmato dallo sport, pensi comunque di avere qualcosa che non ti piace del tuo corpo? Negli anni sei riuscita ad arrivare a patti con questo difetto e a trasformarlo in un motivo in più per sentirti bella?

Ho sempre accettato il mio corpo così com'è, con pregi e difetti. Qualche anno fa mi dava fastidio vedere che, nonostante tutti gli esercizi addominali in palestra, avevo un po' di "pancetta". Ma adesso mi è calata!

A parte gli allenamenti quotidiani, quali sono i piccoli grandi segreti che puoi rivelare per stare in forma e che tutte noi possiamo mettere in pratica ogni giorno?

Per i glutei e le cosce sono eccezionali le accosciate, i classici piegamenti sulle gambe: basta farne una decina al giorno, magari con un po' di pesi.

Come gestisci il tempo tra famiglia, amici, lavoro e l'essere una campionessa impegnata corpo e mente con gli allenamenti e le gare? Rinunci a qualcosa?

Sono spesso via ma questo non mi impedisce di avere amici, fidanzato e passioni normali che hanno tutte le ragazze. Ho imparato ad avere un equilibrio per gestire tutti questi aspetti della mia vita e sono felice di riuscirci senza dover rinunciare a nulla.

Per arrivare hai certamente dovuto superare delle difficoltà: quale è stato l'ostacolo più arduo da superare e come hai fatto a trasformare i tuoi punti deboli in punti di forza?

Il periodo più duro è stato quello della maturità, quando avevo 19 anni e dovevo diplomarmi ma allo stesso tempo preparami per le Olimpiadi. È stato un anno intenso e difficile, ma alla fine è passato ed è andato tutto per il meglio. La tensione prima di una, può diventare un tuo punto di forza nel momento in cui impari a gestirla.

Qual è il tuo irrinunciabile peccato di gola e il tuo sistema vincente per rimediare se hai esagerato a tavola? Se cucini, qual è l'asso nella manica per vincere anche ai fornelli?

Io amo la pizza, e se il giorno dopo non mi alleno a pranzo bevo solo un buon frullato, così vado a pari.

Raccontaci la tua prossima sfida nella vita privata

Riuscire a comprarmi la casa dei sogni… e farmi una famiglia tutta mia!

Sappiamo che hai un profilo Twitter molto seguito. Alle volte è faticoso restare in contatto con i propri fan, specie per chi viaggia come te. Come riesci a comunicare con loro in ogni istante?

Sicuramente la tecnologia mi è molto di aiuto. In particolar modo con il nuovo smartphone Samsung GALAXY S III, che ho sempre a portata di mano, riesco a comunicare in tempo reale con tutti i miei follower prima e dopo la gara, un modo per portarli sempre con me e renderli partecipi delle mie sfide. Inoltre, mi sono appassionata nel fare fotografie e video direttamente con lo smartphone, creando dei piccoli reportage sui miei viaggi, mostrando ad amici e fan ciò che più mi colpisce.

Cosa significa per te essere una donna moderna?

Andare a fare shopping e pagare "strisciando" il telefono anziché la carta di credito, grazie a VISA e al GALAXY SIII che hanno ideato questo sistema di pagamento che sperimenterò a Londra…

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L'impresa più grande? essere straordinariamente normale

GRAZIA - 26 Luglio 2012 | di MARINA SPEICH

È la sua quarta Olimpiade: «E l'ultima! Altri quattro anni di allenamenti non li reggerei», dice Tania Cagnotto. Perché fare l'atleta è faticoso («Vorrei un lavoro davanti al computer...»). Perché ha altri progetti («Sto pensando ad avere dei bambini»). E perché... preferisce l'amore.
Tania è cresciuta. L'ho incontrata per la prima volta nella "sua" piscina a Bolzano più di quattro anni fa. Rispondeva alle domande quasi a monosillabi. Questione di timidezza, pensavo.
Adesso so che era (anche) una questione di età. Oggi, che ha compiuto 27 anni, Tania ha preso in mano la sua vita. Ha guardato indietro, fatto qualche bilancio. E ha le idee molto chiare sul suo futuro. Che non sarà fatto solo di tuffi.
Londra è il suo ultimo traguardo importante: alla sua carriera manca solo una medaglia olimpica. Ha iniziato a vincere quando aveva 14 anni. Da allora non si è ancora fermata.

Che cosa si aspetta da Londra?

Arrivo a queste gare nelle condizioni migliori, sia dal punto di vista fisico sia mentale

Se le aspettative sono alte non c'è un rischio maggiore di sentirsi troppo sotto pressione e di fallire?

Sì, si può innescare un pericoloso circolo vizioso. Vorrà dire che, se arriverà la medaglia, sarò la donna più felice del mondo. Altrimenti, la delusione durerà solo qualche giorno. In fondo, che cos'è una vittoria in meno, se le cose importanti, come gli amici, il fidanzato, la famiglia, sono vicine a te?

Che medaglia potrebbe vincere?

Bronzo. Le cinesi sono irraggiungibili. Da tanti anni occupano i primi due posti in classifica. Nel loro Paese i tuffi sono sport nazionale. Le atlete lavorano in piscina per otto ore al giorno da quando hanno cinque anni. Non vanno neppure a scuola: c'è solo qualche professore che ogni tanto fa lezione a bordo vasca...

E lei, quando è "nata" come tuffatrice?

A due anni. Abitavamo al terzo piano. Mi sono arrampicata sulla ringhiera del balcone mentre i miei genitori si erano distratti. Mi godevo il panorama: ero tranquilla, attratta dall'altezza, non sapevo che cosa fosse la paura

Adesso lo sa, che cos'è la paura?

Sì. Ce l'ho sempre quando salgo sul trampolino. Non tanto quella di farmi male, ma di sbagliare. Nel mio sport basta spostarsi di un millimetro per rovinare la gara. Non è come il nuoto, dove tutto è in mano a un cronometro

Altre differenze con il nuoto?

I tuffi sono più divertenti. Che noia fare avanti e indietro in vasca... Ma anche il mio sport non è tutto rose e fiori. Quando senti dolore dappertutto, quando non sei in forma, preferiresti stare tutto il giorno a letto invece che allenarti in piscina. Quante volte ho sognato un lavoro "normale", in cui ti siedi tranquillo di fronte a un computer... Eppure so già che, quando smetterò, il tran-tran della piscina mi mancherà

Dopo Londra, ci sarà una quinta Olimpiade? Andrà a Rio? Anche suo papà ne ha fatte cinque...

Speriamo proprio di no (ride). Penso di continuare ancora per uno o due anni, ma farne altri quattro di allenamenti non mi alletta per niente. È troppo stancante, anche psicologicamente.

Sarà difficile dire addio alle gare?

Ci vorrà un po' di tempo, un paio di anni per prepararsi anche moralmente. Ma so che la vita vera non è questa, fatta di gare e di piscina

E qual è la vita vera?

Un lavoro normale, mettere su famiglia, avere dei figli

Ci sta pensando?

Sì, ci sto pensando

E a loro farebbe praticare il suo sport?

No. Perché tuffarsi è troppo stressante. Ed è una disciplina che può fare molto soffrire, che richiede troppa dedizione

Fa progetti? È insieme al suo fidanzato Stefano da tre anni...

Viviamo insieme. Mi ha conquistato perché ha mille interessi: fa il commercialista, lo skipper, sa cucinare, fare la spesa (quando vuole) ed è sempre di buon umore... Da quando lo conosco, non l'ho mai visto giù di morale. È bello avere un uomo così

Peccato che non sia un tuffatore...

Sta scherzando? Per fortuna non lo è! Due genitori e un ex fidanzato tuffatori sono sufficienti. Avevo bisogno di qualcuno che mi parlasse di qualcos'altro...

"Non mi sono mai piaciute le coppie in cui la donna ha più successo dell'uomo", ha detto. È così all'antica?

Diciamo che adoro avere un uomo che mi protegga e mi sia superiore. Attenzione, questo non significa che vorrei fare la casalinga, ci tengo alla mia indipendenza. Ma... con Francesco (Dell'Uomo, il suo ragazzo precedente, ndr) facevamo lo stesso lavoro e io ero più brava di lui. Alla fine crolla la stima e il rapporto è meno stimolante

Suo papà, ex campione olimpionico, è il suo coach. Vi capita di litigare?

Certo. Ogni tanto si dimentica quello che gli ho detto, e io mi arrabbio

I metodi di allenamento sono cambiati, in questi ultimi anni?

Sì: adesso papà filma ogni tuffo con l'iPad. Uscita dall'acqua, riguardiamo il video insieme. Se vinco alle Olimpiadi, sarà anche grazie a Steve Jobs!

Quanto conta l'emozione in gara?

In gara dò il 50 per cento in più che in allenamento. L'adrenalina della competizione è la mia benzina

Nel suo sport è più importante la tecnica o la tranquillità mentale?

La testa conta al 90 per cento. In due secondi ti giochi una medaglia. È tutta una questione di delicati equilibri

Ci sono momenti in cui si crolla. Anche lei, come tanti campioni, ha patito a volte la tensione delle gare e ha sofferto di ansia?

Sì, non ero tranquilla nella testa. Adesso pratico molte tecniche di rilassamento come la meditazione. Qualche ora prima delle gare, le uso e funzionano

Da piccola ha imparato a tuffarsi da Carmen, sua mamma. Che ruolo ha nella sua vita?

È una mamma-amica-confidente-insegnante, il pilastro emotivo della famiglia. Ma anche quella che tiene i conti di casa. Una perfetta tuttofare

Lei è una donna molto bella, non ha niente da invidiare alle modelle. Eppure non è mai al centro di gossip. Non ama le intemperanze, non spara a zero su colleghi e concorrenti. È un'atleta che fa l'atleta e basta. Una vita "alla Federica Pellegrini" non le piacerebbe?

Non mi va di dire a tutti che voglio bene al mio fidanzato. Preferisco che lo sappia lui. Penso di dover essere giudicata per i miei tuffi, non per la vita privata. Non mi espongo come lei. Anche se so che ci si può guadagnare...

Valentina Vezzali le piace di più?

Sì. È un'atleta che fa il suo lavoro

Se dovesse riassumere in una frase la sua filosofia di vita, quale sceglierebbe?

Userei le parole di una canzone di Lucio Dalla: "L'impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale". Io voglio essere così: straordinariamente normale

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Tania e Francesca - Intervista allo specchio

LGS SPORTLAB - 16 Luglio 2012 | di TARGI

Francesca e Tania, speranze azzurre a Londra nei tuffi, rispondono alle nostre domande in sincro, secondo la loro migliore specialità

Prima di una gara importante riesci a rilassarti e a dormire tranquillamente?

Francesca Dallapé. La sera prima è sempre la più critica perché si pensa molto alla gara che ti aspetta. Io mi addormento con difficoltà e mi sveglio spesso nel cuore della notte, ho un sonno tormentato.

Tania Cagnotto. Per fortuna non sento troppo la pressione della vigilia di una gara e riesco a dormire abbastanza serenamente, senza agitazione.

Qual è il tuo rapporto con il tuo coach e quanto incide sui tuoi margini di miglioramento?

Francesca Dallapé. Nei tuffi è molto importante avere qualcuno che ti dia indicazioni. Spesso noi tuffatori abbiamo delle sensazioni sull'esecuzione di un tuffo che, visto dal di fuori, appare invece diversamente. Per questo motivo è fondamentale avere un occhio esterno e obiettivo che ci guidi e ci faccia capire dove ancora si può migliorare.

Tania Cagnotto. Il ruolo dell'allenatore è molto importante, nel nostro come in altri sport. Nel mio caso, dato che sono allenata da mio padre, questo rapporto è ancora più stretto; tra noi c'è grande complicità. Lui riesce a capirmi al volo, gli basta uno sguardo: nella preparazione di una gara importante questo feeling è di grandissimo aiuto.

Ti rivedi spesso in video? Quanto ti aiuta questo lavoro nell'individuare possibili margini di miglioramento?

Francesca Dallapé. Nella piscina di Bolzano abbiamo sempre le telecamere che ci riprendono. E' molto utile rivedere i tuffi, è importante per capire come la tua esecuzione appare agli altri e individuare gli aspetti che si possono migliorare.

Tania Cagnotto. Mi rivedo sempre dopo ogni tuffo. Le registrazioni sono fondamentali per capire dove si è sbagliato e cosa si può migliorare.

Dopo un tuffo, quando sei ancora sott'acqua, riesci a renderti conto se il tuo movimento è stato mediocre, buono o ottimo?

Francesca Dallapé. Sì, una volta entrato in acqua un tuffatore sa come è stata la sua esecuzione. Il voto del giudice può oscillare solo lievemente rispetto alla nostra sensazione.

Tania Cagnotto. Il livello della prestazione si capisce subito, la valutazione dei giudici di solito oscilla lievemente rispetto alle mie previsioni. Un tuffatore sa sempre, appena entra in acqua, se il tuffo è stato degno delle sue aspettative o meno.

In una gara ufficiale, sono sufficienti 5 tuffi per dimostrare la propria abilità o ritieni che sarebbe opportuno modificare il regolamento, magari aggiungendone altri?

Francesca Dallapé. Gli uomini hanno 6 tuffi (possono scegliere di raddoppiarne uno), noi invece ne abbiamo 5 senza raddoppio. Credo che il motivo siano le diverse conformazione fisica e resistenza di uomini e donne. Ogni tuffo prevede una posizione diversa e ritengo che cinque siano sufficienti perché sono provanti a livello fisico.

Tania Cagnotto. Ritengo che già con un solo tuffo si capisca bene quale sia il livello di un atleta. Cinque tuffi sono sufficienti per essere giudicati, non ne servono altri.

Se non avessi scelto i tuffi, in quale altra disciplina potremmo immaginarti alle Olimpiadi di Londra?

Francesca Dallapé. Probabilmente mi sarei cimentata nell'atletica, nei 100 metri. Nella nostra preparazione è prevista la corsa e mi ci impegno volentieri, mi è sempre piaciuta.

Tania Cagnotto. Mi piace da sempre la ginnastica artistica che ha molto in comune con i tuffi. Probabilmente sarebbe stata questa la mia scelta.

Ci sono particolari riti scaramantici che tu, da sola o insieme alla tua compagna di sincro, osservi prima di ogni gara?

Francesca Dallapé. Non bado molto alle scaramanzie, ogni gara è diversa e dipende da molti fattori esterni, sempre diversi. L'unica tradizione che ci contraddistingue è l'ordine di salita sul trampolino. Tania è sempre la prima ma c'è un motivo: fin dagli inizi io ho sempre preso esempio da lei quindi era logico che fosse lei la prima a mostrarsi al pubblico.

Tania Cagnotto. Ogni tanto indosso un costume particolare prima di determinate competizioni. Durante la gara, poi, cerco sempre un posto isolato per stare con me stessa, lontana dalle voci degli altri: mi aiuta a concentrarmi meglio.

Quali sono le tecnologie che hanno permesso a questo sport di compiere dei passi avanti negli ultimi anni?

Francesca Dallapé. Di sicuro i trampolini. I nuovi materiali di cui sono composti facilitano la spinta dei tuffatori.

Tania Cagnotto. I trampolini, ma anche la qualità degli allenamenti e della preparazione atletica, così come i test al computer per misurare la forza e la velocità di ogni prestazione.

Quante ore ti alleni al giorno in questo periodo e come pensi di prepararti durante i giorni che precederanno i Giochi?

Francesca Dallapé. In questo periodo dobbiamo puntare più alla qualità che alla quantità, ogni tuffo deve essere pensato e calcolato. C'è quindi una mole minore di lavoro, diciamo 4-5 ore di allenamento al giorno. A Londra mi allenerò solo 3 ore al giorno per il mantenimento fisico.

Tania Cagnotto. Al momento, mi alleno 5-6 ore al giorno, come faccio solitamente. A Londra rallenterò il ritmo per non affaticarmi troppo.

Come sei organizzata per l'alimentazione? Segui una dieta particolare? C'è una cosa che ora non puoi mangiare ma che mangerai appena finite le Olimpiadi?

Francesca Dallapé. Nell'ultimo periodo ho mangiato particolarmente sano ed equilibrato, anche grazie al supporto di LGS SportLab. Il programma mi è servito per eliminare dei tabù che mi ero creata verso alcuni alimenti come i carboidrati: prima infatti non li mangiavo mai in prossimità delle gare, invece ora mi tolgo più sfizi (sempre senza esagerare). Il programma di LGS mi ha aiutato, ora mi sento meglio fisicamente e sono addirittura dimagrita. I miei cibi preferiti sono pizza, pasta e dolci.

Tania Cagnotto. Cerco di nutrirmi in modo controllato, ma senza eccessi (non ho con me la bilancia per pesare gli alimenti!). Mi concedo anche qualche strappo alla regola, ad esempio la pizza una volta a settimana. Appena finiti i Giochi di certo per un periodo mangerò senza limiti.

Come curi i tuoi capelli e la tua pelle essendo sempre in acqua?

Francesca Dallapé. I capelli li lavo tutti i giorni facendo lunghi impacchi con il balsamo, per la pelle uso invece il latte d'asina in crema: è particolarmente idratante e si trova solo in erboristeria.

Tania Cagnotto. I capelli li lavo sempre facendo lunghi impacchi di balsamo, mentre per la pelle utilizzo abbondante crema idratante (prodotti Herbalife) 2 volte al giorno.

Che consigli daresti a una ragazzina che voglia intraprendere la tua stessa carriera?

Francesca Dallapé. Pazienza, costanza e sacrificio per raggiungere gli obiettivi. Ogni traguardo, in questo sport, va guadagnato con impegno.

Tania Cagnotto. Le consiglierei di avere molta pazienza e determinazione, ma soprattutto di divertirsi. Il lato ludico dello sport è molto importante per ottenere dei buoni risultati.

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Tuffarsi nei record

MARIECLAIRE - 11 Giugno 2012 | di MANUELA RAVASIO

Alla prima Olimpiade si è presentata appena quindicenne, ora che di anni ne ha 27 la tuffatrice bolzanina aspetta Londra con una grinta non da poco, visto lo storico piazzamento (di bronzo) nei mondiali dello scorso anno a Shanghai. Ecco l'attesa di una campionessa: tra gioie e timori all'ordine del giorno, vita sana e quel salto perfetto.

Cosa pensi il secondo prima di tuffarti?

Penso a come fare per eseguire al meglio il tuffo. Non posso permettermi di pensare ad altro, devo visualizzare il tuffo nella mia testa e poi cercare di eseguirlo alla perfezione.

Come spiegheresti a un "profano" la tua disciplina?

Difficile, ogni tanto frustrante, dove sono necessari equilibrio e pazienza…

Cosa nascondi nella valigia delle Olimpiadi?

Un piccolo grande sogno che credo sia evidente ma che non dico per scaramanzia…

Gareggi spesso con Francesca Dallapé: cosa vuol dire avere una compagna nell'agonismo?

Significa condividere tutto, dalla responsabilità alle pressioni, dalla gioia alla delusione. È bello, anche perché io e lei andiamo molto d'accordo.

Il trampolino più bello da cui ti sei lanciata (anche non in piscina)?

Senz'altro quello della barca a vela… il mio fidanzato è uno skipper e l'ho conosciuto per la prima volta proprio durante una gita in barca a vela con degli amici

Figlia d'arte: cosa c'è di diverso tra lo sport oggi e quello praticato dai tuoi?

Al giorno d'oggi c'è più pressione e tensioni, mentre una volta era tutto più basato sul gioco, senza sponsor, senza tanti giri di soldi… Il mondo è cambiato e anche noi sportivi viviamo lo sport in modo diverso rispetto al passato.

Bolzanina innamorata dell'acqua: che rapporto hai con la montagna?

In realtà da piccola sciavo, poi mi sono "buttata" nella piscina. Sicuramente quando smetterò di competere a livello agonistico tornerò a essere una brava sciatrice. Poi in Südtirol trovo la serenità e l'equilibrio che mi servono per essere vincente

Cosa fa davvero paura a un'atleta?

La paura di non raggiungere gli obiettivi dopo tanto lavoro e dopo tanti sacrifici. Nei tuffi questa paura si amplifica perché hai poche gare importanti durante un anno e tantissimo allenamento per arrivare alla perfezione. Per questo devo dare una particolare attenzione anche al cibo e alcuni sacrifici in tal senso. Io sono fortunata perché il mio fornitore nutrizionale ufficiale Herbalife mi mette a disposizione un nutrizionista che mi segue e conosce le mie esigenze.

Il tuo eroe/eroina?

Antonio Rossi, davvero un grande atleta e una bellissima persona

Il tuo prossimo record?

Non saprei, spero di continuare su questa strada ma non sono continuamente a caccia di record. Cerco sempre di fare del mio meglio e poi accetto quello che viene.

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Vado a Londra e poi mi tuffo nella vita

GIOIA - 3 Maggio 2012 | di FEDERICA FURINO

Famiglia Cagnotto in ordine di apparizione: prima Giorgio, lui e la sua bicicletta («Perché così faccio un po' di movimento, che altrimenti invecchio»). Tempo di dargli uno strappo in ascensore dalla palestra all'uscita della piscina comunale di Bolzano, chiedermi quale patto scellerato abbia fatto con il tempo che non passa, e subito sfreccia via sul suo bolide. A ruota arriva Tania, evoluzione della specie tuffatrice e della famiglia Cagnotto. Eretica quanto può esserlo una sportiva che aspira alla normalità più che al mito di se stessa e che, a meno di cento giorni dalle Olimpiadi della verità, al posto della ferocia che corrode l'atleta ha il sorriso rilassato di un monaco zen. La chiamano l'anti-Pellegrini e, nella definizione, un pizzico di verità c'è. Se non altro per la tendenza che ha a volar basso: zero follie, zero intemperanze, nessuna sparata in mondovisione. Minima esposizione con il minimo sforzo. Perché il baricentro di un tuffo sta nella testa e minori sono le aspettative, più voli alto. Ma questo lo scoprirò dopo. All'inizio, quello che so si limita alla cronaca sportiva. E cioè che alle ultime Olimpiadi il suo record personale si era sciolto nella piscina del Water Cube di Pechino con un quinto posto dal trampolino di tre metri: troppo poco per essere ricordato, abbastanza per gettare su di lei l'ombra del fenomeno incompiuto che arriva lì lì e poi si ferma. Dopo però sono arrivati un argento e due bronzi mondiali, cinque ori e un bronzo europei. E qualcosa è cambiato.

Ogni atleta spera in una seconda possibilità.

Spero in una medaglia, è inutile nasconderlo. Ai Mondiali ne ho prese quattro e la concorrenza è la stessa. Dipenderà dalla giornata e dalla gara.

Le cinesi restano i fenomeni da battere?

C'era Julia Pachalina che se la giocava con loro a Pechino. Ora si è ritirata: la distanza si accorcia e il podio è meno affollato.

Si può andare oltre il terzo posto?

A Pechino c'era la Guo Jingjing. Oro fisso, da metterci la mano sul fuoco. Le cinesi possono sbagliare. Ma restano sempre dei robot. E sono certa, il giorno della gara non falliranno.

La differenza tra un robot e una tuffatrice come lei?

Le cinesi sono umane come me, ma si allenano il triplo. Arrivano alle gare con talmente tanti tuffi alle spalle che non hanno paura di sbagliare.

Colmare la distanza no?

Non ne vale la pena. Le cinesi non vanno a scuola e non hanno una vita normale. Io fino a 18 anni la mattina studiavo e solo dopo andavo ad allenarmi. Loro da quando hanno cinque anni si allenano due volte al giorno. Mi sembra un po' esagerato, ma è anche giusto che vincano le Olimpiadi, no?

Secondo lei?

Sì. Hanno sacrificato una vita intera. Io me la gioco con quelle che si allenano quanto me.

Non farebbe cambio?

Mai. Sono felice di essere andata a scuola e aver fatto altro nella vita. Altrimenti quando smetti ti trovi con niente in mano. Ora i tuffi sono il mio mondo, ma posso farli solo fino a 27-28 anni. Dopo c'è un'altra vita. Se non avessi un diploma e non avessi le amiche che ho, sarei in difficoltà anche avessi vinto tre Olimpiadi. Magari avrei guadagnato di più, è vero. Ma a me va bene così. Ho altro e sono felice.

Come è cambiata la sua vita da Pechino a Londra?

Ho cambiato fidanzato (nel 2008 stava con il tuffatore Francesco Dell'Uomo, ndr) e sono andata a convivere. Ho una storia più seria.

Quanto seria?

Io e Stefano viviamo insieme da due anni. Il periodo di prova l'abbiamo passato, non crede?

L'amore è eterno finché dura.

Sì, ma ora è più facile. Francesco lo vedevo dal mattino alla sera e parlavamo sempre di tuffi. Già ho i genitori che fanno i tuffatori, anche il fidanzato è troppo. E non mi sono mai piaciute le coppie in cui la donna ha più successo dell'uomo. Preferisco essere inferiore. E invece con Francesco io andavo meglio e la stima veniva meno.

Stefano che fa?

È commercialista. Lui non capisce una mazza di tuffi, né io di numeri. Ma così è meno scontato. E poi conosco un po' la vita vera.

Cioè?

Siamo sinceri, io non sto facendo una vita reale.

Che ha di speciale a parte i numeri?

Sa fare mille cose. E poi è uno solare, in due anni non l'ho mai visto con il muso. Forse avevo bisogno di questo, oltre che sparigliare un po' le carte.

Stare con un atleta non è facile, però.

Avendo anche lui un lavoro che lo impegna, capisce le mie esigenze. Non va in paranoia se sto via, anche perché sa che questo lavoro non lo farò per tutta la vita.

Seguiva i tuffi?

Sapeva a malapena chi fossi.

In effetti rispetto a colleghe di altri sport, lei tiene un profilo basso.

È una scelta. Salire è dura ma a cadere, nei tuffi, ci metti un attimo. Non posso dire: «Ad agosto vado lì e vinco». Nei tuffi, dal mattino al pomeriggio può cambiare tutto. Non è come nel nuoto, dove il cronometro è la prova di come stai andando. Io non posso tirarmela, perché la mazzata è dietro l'angolo.

È una stoccata a Federica Pellegrini?

Non mi metta in bocca parole non mie.

Nessuna rivalità?

Siamo diverse, questo sì. La stimo come atleta e sono contenta quando vince. Basta. Non la conosco e non posso giudicarla. Io non mi esporrei come fa lei, ma ognuno si gestisce come meglio crede. Probabilmente è più furba di me perché ci guadagna su, ma non la invidio.

Le è mai venuta voglia di dire basta?

Molte volte. Anche perché faccio sempre le stesse cose. Allenamento la mattina, allenamento al pomeriggio. Mi vesto, mi svesto, mi asciugo. È una routine stancante. Tanto più quando ho male dalla testa ai piedi e so che devo mettermi il costume e ricominciare tutto da capo. Ci sono giorni in cui vorrei tanto andare in ufficio e stare seduta davanti a un computer per otto ore come gli altri. Ma anche lì so che dopo qualche settimana mi stuferei. Alla fine, mi diverto ancora.

Però ha avuto qualche cedimento.

Dopo Roma. Ho iniziato a patire le gare, sentivo troppo la tensione. Da quest'anno, facendo le corna, sono tornata quella di prima.

Si è parlato di ansia.

I Mondiali in Italia ci hanno dato troppa tensione. Tra l'altro ero andata bene e questo aveva fatto crescere le aspettative su di me. Più aspettative vogliono dire più tensione. Così sono entrata in un circolo vizioso: a ogni gara stavo peggio e non riuscivo più a gestire l'ansia. Io che in gara di solito do il 50 per cento in più che in allenamento. Ho detto: «Se continuo così alle Olimpiadi non ci arrivo».

Come ne è uscita?

Le ho provate tutte: dalla meditazione al feedback. Sono tecniche di rilassamento. Le uso la sera prima della gara, e se mi sento troppo agitata anche qualche minuto prima. Ma, in fondo, credo mi abbia salvata l'incidente.

Lo scorso anno è stata investita.

Mi ha imposto uno stop di cui evidentemente avevo bisogno. Sono arrivata ai Mondiali di Shanghai tranquilla perché non potevo pretendere più di tanto.

Ha vinto un bronzo.

A dimostrazione che i tuffi sono al 90 per cento testa. Fisicamente non ero da medaglia, ma non avevo ansia da prestazione. Vorrà dire che prima delle Olimpiadi mi faccio dare una mazzata.

Perché non si prende una pausa dall'allenatore?

L'ho avuta eccome. Sono andata fino in Australia per fuggire da mio padre (ride). È difficile e lo sappiamo tutti e due. Anche lui è stanco e ha molti acciacchi. Sa, ha la sua età. È dura anche per lui. Ma si tratta di aspettare ancora quest'anno. Sono convinta che quando smetterò e usciremo da questi ruoli di allenatore e atleta, i nostri rapporti miglioreranno. Ora, se litighiamo, litighiamo in piscina.

Per cosa?

Io mi arrabbio spesso perché non si organizza. In più lui è permaloso, se la piglia a morte.

Del fidanzato commercialista, i suoi che dicono?

Sono felici che non abbia a che fare con i tuffi.

Che cos'è Londra?

Un traguardo. Il più importante della vita. Dopo inizia una vita nuova.

Che vita?

Dipenderà da come andranno le cose.

Continua?

Penso di sì, ma prendendo le cose in un altro modo. Vorrei fare la commentatrice per Sky. L'allenatrice non so.

Si sposa?

Con calma. Ma perché no?

Bambini?

Ne parliamo. Senza date precise, ma l'idea c'è. Questo sport non lo potrò fare ancora per molto: il tempo per fare un figlio, invece, non dovrebbe mancare.

L'amore quanto conta?

Ora di più. Per molto tempo non ho voluto legami. Mi bastavano gli amici a colmare il bisogno d'affetto. Ora invece apprezzo la stabilità e sono felice di non essere di quelle che si fidanzano a 15 anni. Mi sarei persa troppe cose. E poi non avevo la testa.

Crede nel destino?

Sì. Ma credo anche che gli si debba dare una mano.

E in acqua?

Credo in Dio. Ci sono momenti in cui hai bisogno di aggrapparti a qualcosa.

Sul trampolino a che cosa pensa?

Ti passano un miliardo di cose in testa. Flash. Che cosa fai dopo, chi c'è in tribuna a vederti.

Ha mai paura?

Sempre. Di fallire, di sbagliare. Ma è utile.

E la sera prima della gara?

Dormo tranquilla. A parte quando sogno di buttarmi da dieci metri.

Da Pechino a Londra il mondo è cambiato.

Ogni tanto mi scandalizzo, ma per ora sono felice di questo governo tecnico. Dovremo fare sacrifici, ma ben venga.

Che donne le piacciono?

Quelle che raggiungono obiettivi con il lavoro e la fatica. Quelle che non cercano troppe attenzioni.

Un esempio?

Valentina Vezzali. Fa quello che deve fare. Punto.

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Mentre volo mi libero

STYLE.IT - Ottobre 2010 | di MARIA MACCARI

Il primo tuffo a 4 anni, adora la pizza e il suo attore preferito è Johnny Depp. La tuffatrice medaglia d'oro agli ultimi europei di Budapest ci ha rivelato che…

Campionessa di tuffi. Perché proprio questo sport?

Sicuramente il fatto che i miei genitori fossero entrambi tuffatori ha influito. E poi perché è uno sport particolare, sicuramente non tra i più conosciuti

A quale età hai capito che questo sarebbe stato il mestiere della tua vita?

Il momento chiave della consapevolezza è arrivato quando ho fatto la mia prima Olimpiade, a 15 anni

Quando hai fatto il primo tuffo?

Avevo 4 anni e lo ricordo ancora, il primo tuffo non si scorda mai…

Se non avessi fatto la tuffatrice, cosa ti sarebbe piaciuto fare?

Probabilmente sarei diventata una fisioterapista o magari avrei intrapreso gli studi di psicologia e ora sarei una psicologa. Ma sono assolutamente contenta di ciò che sono adesso

Hai vinto due medaglie d'oro agli ultimi campionati europei a Budapest. Che sensazioni provi in quei momenti?

Naturalmente una grande felicità perché tutti i sacrifici fatti nei mesi precedenti in preparazione della gara trovano un senso e poi si prova anche una sensazione di liberazione, tutto lo stress accumulato svanisce e lascia il posto a una gioia infinita

Il tuo mestiere comporta molti sacrifici, qual è quello che più ti pesa?

Sicuramente la cosa più difficile per me è mantenere un'alimentazione regolare e rigorosa, evitando di esagerare con certi cibi che magari mi piacciono molto. Un'altra cosa non facile è tenere sempre alta la concentrazione negli allenamenti quotidiani

Qual è l'ultima cosa alla quale pensi appena prima di lanciarti dal trampolino?

A eseguire il tuffo al meglio. Ripasso mentalmente il gesto tecnico che dovrò eseguire, trovo la concentrazione giusta e poi mi tuffo

E la prima quando riemergi dall'acqua?

In questo caso dipende da come è andato il tuffo… mi accorgo subito se è andato bene o male

Come trascorri le giornate quando non ti alleni?

Esco con gli amici e sto col mio fidanzato. Quando ho un po' di tempo e non sono in giro per gare mi piace coltivare i miei affetti e stare con le persone a cui voglio più bene

E quando invece sei sotto allenamento?

Mi alzo verso le 8, vado in piscina intorno alle 9,30, faccio un'ora di ginnastica e mezz'ora di allenamento in acqua. Mangio verso le 12,45 e ritorno in piscina per le 15, dove mi apsetta la secodna sessione di allenamento fino alle 18. Poi spesso mi vedo con le amiche e verso le 19,30 vado a casa a preparare da mangiare. Questa è la mia giornata-tipo…

La tua disciplina necessita di un altissimo livello di concentrazione. Pratichi qualche disciplina che ti aiuti in tal senso? Yoga, meditazione…

No, però lavoro con uno psicologo sportivo. Avere un supporto in tal senso mi aiuta molto a gestire lo stress e in gara arrivi più pronto mentalmente

Sei diventata testimonial Herbalife. A parte gli integratori che utilizzi come supporto alla tua alimentazione da sportiva, ne utilizzi altri? Per la pelle, anti-ossidanti, per i capelli?

Per quanto riguarda Herbalife, questa sponsorizzazione mi rende molto orgogliosa e sicuramente mi fornisce gli integratori alimentari molto utili per la mia attività sportiva. Naturalmente passando molto tempo in acqua devo poi "abusare" di creme idratanti e balsamo per capelli

Qual è la parte del tuo corpo che più ti piace e quella che invece ami meno?

Mi piacciono le mie gambe ma non mi piace la pancia

Sei appassionata alla moda? Come ti piace vestirti nel tempo libero?

Sì, mi piacciono i tacchi anche se non li indosso spesso. Nel tempo libero di solito uso jeans e maglietta

Quale prodotto non manca mai nel tuo beauty case, a casa e in viaggio?

Spazzolino, profumo, deodorante e naturalmente la crema per il viso…

Ti piace farti coccolare in Spa o beauty farm? Ci sono dei trattamenti (massaggi o altro) ai quali non rinunci o che comunque prediligi?

Sì, adoro rilassarmi in una Spa e una massaggio è sempre gradito

Riesci a trovare il tempo per svolgere altri sport oltre al tuo? Se sì quali sono i tuoi preferiti?

Purtroppo non mi rimane tempo per praticare altri sport

C'è una collega o un collega che stimi in particolar modo?

Antonio Rossi e Valentina Vezzali, due veri campioni e ottime persone che stimo molto

Il tuo sportivo preferito di tutti i tempi?

Dmitri Sautin (Un campione russo di tuffi, vincitore di due medaglie d'oro)

Come è composta la tua dieta "da sportiva"?

Pochi carboidrati e tante proteine

Cosa mangi, invece, quando non sei sotto allenamento? E qual è il tuo cibo preferito e quello che invece proprio non sopporti?

Quando sono lontana dalle gare mi concedo qualche "cibo proibito", in particolar modo la pizza che adoro. Odio invece i cetrioli e il curry

Cosa ti piace fare nel tempo libero?

Leggere, andare al cinema, ascoltare musica

Il tuo cantante o gruppo musicale preferito? Attore o attrice?

Withney Houston e Johnny Depp

Qual è l'ultimo film che hai visto e l'ultimo libro che hai letto? E i tuoi preferiti?

Ultimo film: Inception, ultimo libro: Io uccido (che è anche il mio preferito). E poi mi piace molto la serie tv Grey's Anatomy

La tecnologia ti appassiona? Hai un profilo su Facebook, Twitter o altri social network?

La tecnologia non mi appassiona in particolar modo, ma ho un profilo su Facebook

Cosa ti ha insegnato il tuo sport nella vita di ogni giorno?

La lealtà, la determinazione nel'arrivare e la pazienza

Come affronti i momenti di sconfitta?

Cerco di sfruttarli per fare meglio la volta dopo. Per crescere bisogna commettere degli errori e imparare da se stessi

C'è un consiglio che ti senti di dare alle ragazzine che vorrebbero intraprendere la tua disciplina?

Devono come prima cosa divertirsi e poi se vogliono intraprendere seriamente questa strada devono avere tanta pazienza e voglia di fare sacrifici per raggiungere lì obiettivo

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Secondo titolo Europeo sincro:

un'amicizia che vale oro

RASSEGNA STAMPA TRENTINA - 17 Agosto 2010 | di MARCO MARANGONI

Tania e Francesca, una magia in barba a Houdini. A poche centinaia di metri dalla casa natale dell’illusionista ungherese, Tania Cagnotto e Francesca Dallape’ sono state magiche, sono state fantastiche, sono state grandi e si sono laureate campionesse d’Europa. Gli 80,10 punti sul tuffo conclusivo (un doppio salto mortale e mezzo ritornato) dicono tutto sulla magistrale pre-stazione delle due azzurre che, proprio con questo salto, danno appuntamento al resto del mondo (la Cina è avvisata) per il 2011.
Le due ragazze sono state capaci in poche ore di cancellare il blackout di sabato sera nella prova individuale. Così Tania dopo la vittoria:

Ci conosciamo bene e ci sincronizziamo facilmente. Noi ci alleniamo insieme a Bolzano tre volte a settimana, gli altri giorni lavoriamo singolarmente sulla tecnica. In Europa siamo in testa e comunque nei tuffi è così, un giorno hai piena fiducia e dopo poche ore sei di nuovo sotto terra.

La campionessa torna poi sulla gara individuale dei tre metri:

Mi dispiace per ieri (sabato, ndr), il trampolino da tre è la mia gara. Nel sincro ho fatto gli stessi tuffi e non ne ho sbagliato uno. Avrei preferito sbagliare da un metro che da tre. Mi rodeva aver deluso nei tre metri tutti i tifosi che ormai ci seguono. Sono meravigliosi, anche se poi la responsabilità aumenta. Quando vinci bene, ma quando le cose vanno storte pensi anche a loro. Questa vittoria ha cancellato tutto. Sono felice.

Come abbiamo fatto a ritrovarci ? Facile, sorride Francesca Dallapè:

Ci siamo rilassate e abbiamo riso dei nostri errori. Questa mattina (domenica) non siamo andate bene nei preliminari, ma non ci siamo perse d’animo. Sapevamo di poter far bene e quando è arrivata la finale abbiamo pensato soltanto al prossimo tuffo.

Qualche segreto? ce lo svelano in coro:

Si, se c’è qualcosa che non ci piace ce la diciamo subito in faccia, ma non ci è mai successo di litigare. Andiamo d’accordo fuori e dentro la piscina e questo è molto importante. Insieme ci divertiamo, spettegoliamo. Ci assomigliamo molto. Abbiamo anche quasi gli stessi gusti, come quelli musicali. Ultimamente siamo state insieme al concerto di Laura Pausini.

Giorgio Cagnotto che ieri è tornato dall'Ungheria, alternandosi con il fisioterapista Roberto Pellicini alla guida del pulmino dell'Italia, rivela:

Se devo essere sincero dopo la gara individuale me l’ero vista brutta. Assieme a Tania avevo il morale basso non per la gara ma perchè mi sono chiesto: ha fatto di tutto per sbagliare? Ovvio non può essere presa come scusante, ma le luci artificiali hanno infastidito parecchio Tania. A livello di sincro devo dire che tecnicamente e quindi nell’esecuzione del tutto sono state più brave rispetto che a Roma. In Europa abbiamo dimostrato di essere le più forti mentre i cinesi possono contare su due - tre coppie molto competitive.

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