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Giorgio nasce a Torino il 2 Giugno 1974. Per vent’anni, dal 1960 al 1980, è protagonista di un periodo glorioso per il movimento dei tuffi in Italia. Il vero nome del campione è Franco, ma tutti lo hanno sempre chiamato Giorgio durante la lunga e gloriosa carriera sui trampolini di tutto il mondo, allenato dallo zio Lino Quattrin. Verrà poi adottato dalla città di Bolzano, importante capoluogo dei tuffi azzurri, dopo aver sposato un’altra grande tuffatrice italiana: Carmen Casteiner, per ben otto volte campionessa italiana dalla piattaforma. Storico avversario è Klaus Dibiasi legato a Giorgio da una forte e sincera amicizia, una sana e apprezzabile rivalità sportiva, grande rispetto e considerazione reciproca.

Giorgio esordisce in nazionale nel 1963: al meeting internazionale di Vienna conclude in decima posizione; nel 1964 partecipa alle Olimpiadi di Tokio a 17 anni e quattro anni dopo è presente anche ai giochi di Città del Messico. Intanto, nel 1966, arriva la sua prima affermazione a livello internazionale ai Campionati Europei dove vince il bronzo. Nel 1970 vince gli europei a Barcellona, nel 1972 conquista un argento dal trampolino e un bronzo dalla piattaforma ai Giochi di Monaco di Baviera. Nel 1974 e nel 1977 conquista l’argento ai Campionati Europei. Nel 1976 disputa la quarta Olimpiade, in Canada, a Montreal: termina al secondo posto dal trampolino di tre metri. Non si arrende. E’ il 1978 e Giorgio dimostra ancora il suo valore vincendo il bronzo mondiale. Nel 1980, a sorpresa è terzo nell'edizione di Mosca dei Giochi. Torna dalla Russia, si ritira dall'attività agonistica e si sposa. Cinque partecipazioni ai Giochi Olimpici e quattro medaglie. Tante soddisfazioni e forse un piccolo rammarico: l'oro sfuggitogli per pochissimi punti nell'avvincente e combattutissima finale di Monaco di Baviera nel '72, nell'Olimpiade insanguinata.

HALL OF FAME - Nel 1991 Giorgio Cagnotto è stato inserito nella International Swimming Hall of Fame, la Hall of Fame internazionale degli sport acquatici.
La International Swimming Hall of Fame (nota anche con l'acronimo ISHOF), la Hall of Fame internazionale del nuoto, è un'organizzazione educativa non a scopo di lucro con sede a Fort Lauderdale, in Florida (USA), che si propone di promuovere l'insegnamento e la pratica del nuoto in tutto il mondo, e di onorare i grandi campioni degli sport acquatici.
Nella International Swimming Hall of Fame vengono inseriti sportivi, allenatori e altri soggetti che si sono particolarmente distinti a livello internazionale nel nuoto, nel nuoto sincronizzato, nei tuffi, e nella pallanuoto. L'inclusione nella prestigiosa lista, decisa da un apposito comitato con oltre cento membri da tutto il mondo, è piuttosto selettiva, e può avvenire dopo non meno di quattro anni dal ritiro dalle competizioni per gli sportivi, o dopo almeno 25 anni di attività per gli allenatori."

PREMIO ALLA CARRIERA - Il Panathlon Club di Bolzano ha deciso di assegnare il premio alla carriera a Giorgio Cagnotto da quarant’anni sulla scena olimpica e mondiale nel mondo dei tuffi.
In veste di atleta - recita la motivazione - ha partecipato a ben cinque olimpiadi dimostrando non solo eccelsa classe ma anche invidiabili doti di far play e di lealtà sportiva; in veste di allenatore e commissario tecnico delle squadre nazionali ha ricoperto il ruolo con grande professionalità, con
spirito di sacrificio, con modestia e umiltà esultando ovviamente per i successi dei suoi allievi e in particolare della figlia d'arte Tania. Medaglie d'oro, d'argento e di bronzo conquistate ai giochi
olimpici e ai campionati mondiali, europei e italiani arricchiscono il palmares di un campione torinese di origini ma ormai bolzanino a tutti gli effetti. Cagnotto e' stato premiato
dal sindaco di Bolzano Luigi Spagnolli e dal presidente del Panathlon Enrico Callegari in occasione della festa prenatalizia al Laurin alla presenza, tra gli altri, del giornalista
sportivo Franco Sitton.

Attualmente Giorgio è il Commissario Tecnico della nazionale italiana, atleti e atlete di altissimo livello che il campione ha guidato e sta guidando ad una lunga serie di successi.
Si segnala il testo "L'altra faccia della medaglia. Grandi maestri di grandi campioni", scritto da Elisa Chiari e edito da Limina,  dedicato al particolare rapporto tra atleti e allenatori.
All’interno troverete un capitolo dedicato a Giorgio intitolato "Padre d'arte".

 Leggi l’intervista a Giorgio di Matisse de Laurentis.

Nell’immagine sotto, Giorgio Cagnotto firma gentilmente l’autografo ai ragazzi di Taniacagnotto.net, durante il Trofeo Natale di Bolzano, Dicembre 2006. Nella stessa occasione Giorgio si è dimostrato estremamente gentile e disponibile fotografando più volte il gruppo di ragazzi con Tania.

 


 


Per Giorgio Cagnotto sessant'anni visti dal trampolino

Oggi compie gli anni uno dei più grandi tuffatori di sempre
di Marco Marangoni
BOLZANO. Saranno in tanti a domandarsi: “già 60”. Spirito giovanile, sempre con la battuta pronta, Giorgio Cagnotto icona del tuffismo mondiale dell’ultimo mezzo secolo, oggi spegnerà sessanta candeline tra indelebili ricordi, aneddoti ed immense soddisfazioni. Dai primi anni ‘60 fino ai giorni nostri ha scritto a suon di vittorie, imprese e qualche delusione, un lungo capitolo della storia dello sport italiano. Suo collega di trionfi, la “ leggenda” Klaus Dibiasi, all’epoca il rivale per eccellenza, poi suo allenatore, oggi caro amico. Cinque Olimpiadi, quattro volte è salito sul podio ma mai sul gradino più alto. Ancor oggi, trepidante ai piedi del castello dei tuffi, insegna i trucchi del mestiere ai suoi allievi, gli sprona, soffre e gioisce con loro. Per raccontare la carriera di Cagnotto e del suo albero genealogico servirebbe un libro. Sono gli episodi, spesso cuorisi, che in queste occasioni vanno ricordati. Va chiarito il suo vero nome di battesimo. Sugli atti anagrafici nel giorno del 2 giugno 1947 si legge Franco Cagnotto, Giorgio è spuntato al momento del battesimo. «E’ una questione che prima o poi dovrei risolvere. La discrepanza di nomi sui documenti più d’una volta mi ha creato problemi negli aeroporti o negli alberghi durante le trasferte», rivela il piemontese di nascita, ma bolzanino d’adozione. I primi tuffi gli ha eseguiti per gioco. Da ragazzino seguiva attivamente lo zio materno Lino Quattrin (è stato azzurro in un Italia - Austria) negli show organizzati nelle località termali. «Tuffarmi mi è subito piaciuto. Nelle torride estati torinesi non c’era di meglio che andare al lido per rinfrescarsi. Erano salti umoristci, nessuna tecnica particolare», prosegue Cagnotto.

Nel 1964 vince a sorpresa il titolo italiano dal trampolino sul coetaneo Dibiasi (6 ottobre) e viene convocato per le Olimpiadi di Tokio. «E’ stata una chiamata inaspettata. Il tecnico federale Horst Görlitz (proveniente dalla Ddr, ndr) con il quale il contatto è vivo ancor oggi tant’è che lui si ritiene il “nonno” di Tania, mi inserì nella lista viaggiante. A 17 anni è stata un’emozione». Nel ‘ 67 è il primo a vincere il “Nuotatore d’Oro”, il più prestigioso e duraturo premio del nuoto italiano, nel 1970 è “Re” d’Europa dal trampolino. I ricordi si spostano a Monaco di Baviera ‘72, l’O limpiade del terrore. Per lui ci sono argento (trampolino) e bronzo (piattaforma). Per la prima volta si fa vedere davanti al grande pubblico accanto alla fidanzata (sua moglie dal 1984) Carmen Casteiner, già campionessa italiana conosciuta durante i collegiali. «Sono state due bellissime medaglie, ma che rabbia pensarci adesso. Dai tre metri guidavo la gara fino all’ultimo tuffo, poi ho sbagliato il doppio e mezzo rovesciato raggruppato è l’oro è andato al sovietico Vladimir Vasin».

La carriera prosegue e, tra vittorie, serie di secondi posti dietro Dibiasi, fa tappa a Montreal ‘76. L’anno successivo si ritira. Assieme a Carmen si trasferisce a Frossasco per ricoprire la carica di direttore della locale piscina comunale. «Non mi piaceva tanto e sono tornato ad allenarmi - racconta Cagnotto -. Al bronzo mondiale di Berlino ‘78, è seguito quello inaspettato ed amaro ai Giochi di Mosca». Per colui che per 15 anni aveva fatto parte dell’aristocrazia mondiale, mercoledì 23 luglio del 1980 è un giorno dai due volti. «Stavo per vincere la gara a 33 anni, ma al padrone di casa Alexander Portnov è stato concesso di ripetere l’o ttavo ed ultimo salto che aveva sbagliato. Alla giuria ha detto di essere stato disturbato dai clamori che arrivano dalla vicina piscina del nuoto. I ricorsi sono fioccati, ma sono solo serviti a far posticipare di un giorno la premiazione». Grazie ad aver imparato a giocarci nel piemontese, Giorgio portò in Alto Adige (prima a Merano poi al Palasport di Bolzano) lo squash.

Tra gli episodi da citare la battuta di caccia con Dibiasi ed il presidente federale Parodi ed il tentativo di salto mortale con gli sci sulle nevi del Sestriere. Lo abbozzo, ma atterrò con la testa ed il contraccolpo le procurò il distacco della retina, già danneggiata in precedenza durante un incontro di squash. Nel maggio 1992 in Florida la cerimonia che lo consacrò nella Hall of Fame del settore. Prima allenatore federale del settore juniores, adesso è commissario tecnico e papà della miglior anticinese al mondo: l’a dorata figlia Tania.
(02 giugno 2007)

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KLAUS DIBIASI

Klaus è nato a Solbad Hall, in Austria, il 6 Ottobre 1947. Si trasferisce a Bolzano quando è ancora molto piccolo. Il suo allenatore è il papà Carlo Dibiasi per quattro volte campione italiano nel trampolino e decimo classificato ai giochi di Berlino 1986. E’ il 1963 quando vince il primo titolo nazionale assoluto che lo porterà a partecipare alle olimpiadi di Tokyo del 1964. A soli 17 anni questo straordinario campione compie l’impresa che lo porterà sul podio olimpico e che aprirà la strada per una brillante carriera nello sport dei tuffi. La città di Bolzano aggiungerà il tetto alla piscina proprio per consentire al giovane talento di allenarsi anche nel periodo invernale.

 

Riproponiamo qui un estratto di un articolo scritto da Aronne Anghileri che ricostruisce la finale olimpica di Tokyo 1964:

"La gara della piattaforma durò tre giorni e due notti, un'eternità per un ragazzo di 17 anni che affrontava il campione olimpico in carica e tutto il meglio al mondo. Due tuffi il primo giorno: Dibiasi è diciottesimo, presentando salti di basso coefficiente. I più importanti giornalisti Italiani, accorsi in massa, erano delusi: "Ce ne avevano parlato tanto bene". Il solito bidone, pensavano. Non conoscevano i meccanismo di gara, i coefficienti di difficoltà, le tattiche. Una notte nel bungalow e altri due tuffi. Klaus passa all'ottavo posto. Al pomeriggio tre salti di maggior difficoltà, e la scalata continua: quinto, secondo, primo posto. Klaus va a letto con questa responsabilità, ci dorme sopra e al mattino del terzo giorno, per la finale, tutte le grandi firme del giornalismo tornano a vedere Klaus. Ancora primo all'ottavo salto, è un po' scarso nel tre e mezzo avanti raggruppato e Webster gli passa avanti. Klaus a 17 anni è medaglia d'argento olimpica..." (Aronne Anghileri)

 

Dopo l’argento di Tokyo Klaus prosegue la sua serie di successi conquistando ben due medaglie nell’dizione successiva dei giochi, in Messico, dove ottiene l’argento nel trampolino e l’oro nella piattaforma. Quattro anni dopo, a Monaco 1972, arriva la quarta medaglia olimpica, un altro oro nei tuffi dalla piattaforma. A Montreal 1976 Klaus è ancora sul tetto del mondo nella stessa specialità stabilendo il record mondiale e olimpico con ben 600 punti! Il nostro grande campione è l’unico tuffatore al mondo ad aver vinto tre olimpiadi consecutive!

Inoltre si conferma il migliore anche ai Mondiali del 1973 e del 1975 mettendo al collo altri due importantissimi ori nella piattaforma. Nelle stese edizioni dei Mondiali conquista l’argento per quanto riguarda il trampolino.

Molti successi anche ai Campionati Europei dove vince l’oro nel 1966 dai dieci metri, l’argento nel 1970 in entrambe le specialità, due medaglie che diventano d’oro nel 1974.

Completano il suo importantissimo medagliere 18 titoli italiani invernali e 11 titoli estivi.

 

Ecco l’opinione del grande campione in merito al fenomeno del doping, tematica a cui Klaus dedica molto impegno:

 

Sono stato abbastanza fortunato negli anni '60-'70 di trovare un mondo sportivo nel quale il doping riguardava solo poche discipline sportive. Non ho mai avuto l'impressione in quegli anni, per quanto riguarda lo sport dei tuffi, che ci sia stato qualcuno che ricorresse al doping per migliorare la sua prestazione. Ora mi rendo conto però che l'importanza di una vittoria è diventata, oltre al prestigio, anche una questione di denaro e qui oggigiorno si tratta di miliardi e miliardi. La pressione sugli atleti, allenatori, direttori sportivi, società, Federazioni sportive è diventata spesso quasi insostenibile. La scienza a sua volta ha fatto passi da gigante ed eccoci di fronte ad uno sport che di umano ha ben poco. Si è ovviamente sviluppata anche la metodologia dell'allenamento, la tecnica, i materiali che hanno contribuito molto ad innalzare le prestazioni degli atleti ma non basta. Oggi l'atleta è spinto, per realizzare le super prestazioni sul limite fisiologico di cui sponsor e media sono ghiotti, a utilizzare sostanze proibite. Questo ovviamente si fa sentire più in alcune discipline che in altre, ma non toglie che lo sport stia perdendo la sua essenza e la ragione della sua esistenza e necessità per l'uomo in generale. "Mens sana in corpore sano". Lo sport che toglie i giovani dalla strada, dal vizio, dalla droga, dall'ozio e dalla delinquenza è il centro della propaganda sportiva di sempre, ma pensate un po' se oggi un genitore deve fare esercitare i propri figli pensando di sfuggire al rischio della droga e poi invece se li trova coinvolti in un programma legittimizzato di doping in una squadra sportiva, o a far da cavia a sperimentazioni di nuove sostanze o metodi dopanti per innalzare la prestazione atletica con tutti i rischi e postumi che esse comportano. Il problema di fondo sta proprio qui; chi fa queste ricerche sulle sostanze o sui metodi dopanti è molto più avanti di chi pretende con i controlli anti-doping di scoraggiare e arginare il malcostume. Sicuramente sono investiti più soldi nella ricerca di come eludere il famoso controllo anti-doping che nella ricerca per mantenere il metodo anti-doping sempre aggiornato alle nuove esigenze e quindi all'avanguardia. Penso proprio che non ci sia alcuna speranza di controllare totalmente il fenomeno con pochi e sporadici controlli anti-doping. Quando poi ci accorgiamo, come risulta dagli scandali attuali che hanno atterrato il Coni in questo periodo, che l'ente o l'istituto predisposto ai controlli non svolge nemmeno a fondo il suo compito, allora ci cascano le braccia. Dopo queste sconsolate considerazioni però ben vengano tutti gli scandali, le indagini e le inchieste, se serviranno a restituirci uno sport più sano e leale.

Giorgio Cagnotto dedica  queste belle parole al suo avversario-amico: "I tuffi prima di Klaus erano un'altra cosa. Lui li ha cambiati, come i Beatles hanno cambiato la musica. Le sue entrate in acqua, silenziose e fruscianti, che non sollevavano spruzzi, hanno fatto la rivoluzione...faceva "ciuff" e dominava il mondo".

Dal 1977 ha iniziato la carriera di tecnico.

Nel 2000 è stato eletto consigliere federale della FIN.

 

PALMARES

 

3 medaglie d'oro olimpiche dalla piattaforma 10 Mt. (1968 - 1972 - 1976);

1 argento dalla piattaforma 10 Mt. (1964);

1 argento dal trampolino 3 Mt. (1968);

2 titoli mondiali dalla piattaforma;

2 europei da piattaforma e trampolino;

18 titoli italiani assoluti;

 

DOMENICO RINALDI

Domenico Rinaldi ha 48 anni, appartiene al Corpo della Polizia di Stato ed è stato un grande tuffatore delle Fiamme Oro negli anni Ottanta.

Attualmente riveste l’importante ruolo di secondo tecnico della nazionale azzurra accanto a Giorgio Cagnotto ed è il responsabile della squadra giovanile.

A suo avviso i presupposti per svolgere il suo incarico sono:

“Godere della bellezza dello sport e di questo in particolare che sognavo sin da bambino e ricevere l’ausilio del Ministero degli Interni che mi distacca per assolvere l’incarico tecnico. In un altro ambiente difficilmente avrei potuto ricoprire ruoli federali e fare la spola fra l’impianto di Trieste dove alleno e Roma dove ho famiglia”.

Domenico abita infatti a Roma assieme alla signora Barbara mamma di Nicola, Tommaso e Maria Marconi, tuffatori della nostra nazionale (vedi sezione sugli atleti). Gran parte dell’allenamento si svolge però nella città di Trieste presso il polo natatorio Bruno Bianchi.

La piscina di Trieste ha recentemente ospitato (25-29 Luglio 2007) i Campionati Europei Juniores ai quali hanno partecipato i nostri giovani e promettenti tuffatori: Linda Albertano, Giorgia Barp, Andreas Billi, Matteo Bonaides, Federica Capra, Michela Fossati Bellani, Viola Marini, Anna Pompermaier, Tommaso Rinaldi, Maicol Scuttari.

In merito Domenico ha sottolineato l’alto livello tecnico della manifestazione che ha portato a Trieste 24 nazioni europee e più di 140 atleti.

“La nostra presenza a Trieste - ha continuato Domenico - ormai è consolidata, visto che abbiamo realizzato un Centro federale di tuffi, che aiuterà a crescere anche gli atleti locali, nel solco di una grande tradizione”.   

 

Domenico ha alle sue spalle una brillante carriera contraddistinta dai numerosissimi titoli italiani nella piattaforma ottenuti tra il 1981 e il 1989. Di grande importanza è poi la medaglia di bronzo sempre nella piattaforma vinta ai Campionati Europei di Sofia nel 1985 con il punteggio di 561.30.

Domenico ha inoltre partecipato ai Giochi Olimpici di Seul dove per primo, nella storia dei tuffi italiani, ha presentato il “triplo e mezzo rovesciato”.

 

Così commenta l’evoluzione del suo sport….:

 “Alcune differenze con il passato ci sono, guai se si restasse fermi. E’ chiaro che movimenti fortemente legati alla biomeccanica come accade nella nostra specialità non sono stati stravolti negli ultimi tempi, esistono limiti umani insuperabili anche per gli atleti più talentuosi. Oggi la preparazioni fisica è più sofisticata e soprattutto riceviamo un supporto maggiore dalla tecnologia nello studio delle sequenze. Quando salivo in piattaforma non avevamo a bordo vasca un computer su cui comparivano in tempo reale le immagini dell’esercizio eseguito con la possibilità di confrontarlo con una simulazione e correggere ad esempio la traiettoria angolare. Ora il lavoro tecnico è facilitato da tali strumenti poi naturalmente al centro c’è sempre l’uomo col talento, l’intuito, la volontà”.

Insomma non ci si allena più d’un tempo, ci si allena meglio e si deve fare i conti con un programma internazionale che esalta le difficoltà e le premia nel giudizio finale “A volte a discapito della perfezione esecutiva, in questa corsa lo stile ci rimette”.

 

…e racconta i cambiamenti nella nazionale in relazione alla concorrenza estera:

Comunque la nostra scuola di tuffi non ha avuto vuoti assoluti. Certo l’accoppiata Dibiasi-Cagnotto degli anni Settanta era un evento stellare, certi campioni non nascono in ogni generazione sportiva. Ma anche ai miei tempi e successivamente con Lorenzini e la coppia Marconi-Miranda siamo andati più volte a medaglia in Europa. Oggi ce la dobbiamo vedere con cinesi, americani, australiani scuole consolidate che, oltre ad avere serbatoi selettivi molto più ampi, godono di strutture che da noi scarseggiano. In Cina ben prima degli attuali tempi del boom economico della globalizzazione esistevano centri che favorivano l’allenamento di altissimo livello, in una trasferta di circa vent’anni or sono vidi strutture assolutamente all’avanguardia”.

 

Un riferimento anche alla problematica della mancanza di strutture della poca attenzione riservata al settore dei tuffi:

“Per gli impianti il Coni non fa nulla da decenni, per un periodo hanno offerto un contributo alcuni comuni e regioni, ora ci aiuta parecchio la Fin che attua una programmazione attenta alle esigenze del settore tecnico”. Politica matrigna verso lo sport, dunque “Disattenta e opportunista. I politici più che salire sui pullman dei vincitori dovrebbero attuare strategie reali. Fare sport un tempo era un hobby per ricchi  poi è diventato propaganda, nella società attuale è un segno di costume e abitudine. I campioni e i successi possono far da traino a comportamenti di massa ma il nostro non è uno sport che vive sui grandi numeri. La selezione agonistica è data da fattori soggettivi legati anche all’età: se siamo impossibilitati a intervenire sui bambini fra i 7 e i 10 anni li perdiamo per sempre in quanto l’allenamento sulla destrezza motoria fine se non inizia a quell’età crea un gap incolmabile. Potranno diventare nuotatori o atleti di resistenza non tuffatori”.

 

Questa la sua opinione riguardo al fenomeno del doping:

“Fortunatamente nella nostra specialità siamo fuori dalla piaga del doping, nessun intervento del genere ci regala nulla, anche se da uomo di sport avrei un problema etico di fronte a quest’ipotesi. E non faccio moralismi, non posso concepire truffe e sotterfugi. Quello che si vede negli ultimi anni è uno spettacolo sconsolante soprattutto perché non c’è il coraggio di rompere un cerchio che strangola non solo la gioia e la salute ma i valori su cui lo sport deve basarsi”.

 

Infine la sua incoraggiante conclusione che riassume in se i tanti valori positivi appartenenti al mondo dei tuffi:

“Eppure le stesse degenerazioni non azzerano completamente la capacità di sognare. Sognare non solo di diventar campioni ma di perseguire obiettivi. Cercando miglioramenti senza scorciatoie e lottando con se stessi prim’ancora che contro gli avversari. E’ uno degli aspetti educativi che caratterizza anche l’agonismo di vertice, non crediate che chi arriva all’Olimpiade sia una macchina perfetta tutta programmi, sedute, ripetizioni. Il cuore - inteso come fattore emozionale e stimolante - è sempre vigile nell’atleta, dall’avviamento alla fase evolutiva e d’alto livello. Vi assicuro che Tania e gli altri ragazzi vivono con passione quello che fanno, faticano e gioiscono con dedizione e orgoglio. E ogni giorno tra le altre cose, si divertono. Vale per loro e vale per me. Altrimenti sopra e sotto la piattaforma non ci si viene più”.

 

[parte delle informazioni contenute in questa pagina sono state tratte dall’intervista a Domenico Rinaldi “La piattaforma è pura allegria” di Enrico Campofreda, pubblicata sul quotidiano “Il Manifesto”]

NELLA NUOVA VERSIONE DEL SITO SARA' POSSIBILE LEGGERE LE SCHEDE AGGIORNATE DI ULTERIORI TECNICI CHE SEGUONO LA NAZIONALE , IL SETTORE GIOVANILE O LE SQUADRE NAZIONALI.

SARANNO SICURAMENTE PRESENTI LE INFORMAZIONI RIGUARDANTI GIULIANA AOR, CUI VA IL MERITO ASSIEME A GIORGIO, DELLO STRAORDINARIO SUCCESSO DELLA COPPIA SINCRO TANIA CAGNOTTO - FRANCESCA DALLAPE'

 

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